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A cura di Daniele Biacchessi
La ‘ndrangheta aveva messo le mani sui lavori di Rete ferroviaria italiana. Lo aveva fatto in maniera pervasiva e stabile: gli operai che finivano sui cantieri ferroviari, secondo i magistrati, spesso non avevano “alcuna competenza professionale” e la documentazione che attestava la loro abilitazione era frutto di “falsificazione”. Non solo: il personale lavorava in “condizioni di sfruttamento”.
La procura antimafia di Milano ha concluso l’inchiesta che ha portato all’arresto di 15 persone – 11 in carcere e 4 ai domiciliari – e che vede coinvolti gruppi imprenditoriali che “gestiscono in regime di sostanziale monopolio l’aggiudicazione delle commesse per i lavori di armamento e manutenzione della rete ferroviaria direttamente da R.F.I. spa.
Nell’indagine dei magistrati spuntano i nomi di “G.C.F. Costruzioni Generali spa, Gefer srl, Armafer spa, Globalfer spa, Salcef spa, Francesco Ventura Costruzioni Ferroviarie spa, Fersalento srl, Euroferroviaria spa”. I lavori di manutenzione della rete ferroviaria riguardano in prevalenza Lombardia, Veneto, Abruzzo, Lazio, Campania, Calabria e Sicilia. Risulta impressionante la ricostruzione del sistema degli appalti messa in campo dalla pm Bruna Albertini e dalla Guardia di finanza. Nella sostanza le società che prendevano gli appalti da Rfi, in particolare i gruppi Rossi e Ventura, scrive la Dda, si rapportavano col sistema del “distacco della manodopera” e “nolo a freddo dei mezzi” con gli Aloisio e i Giardino, quest’ultimi con “solidi ed attuali collegamenti con le storiche famiglie di ‘ndrangheta” di Crotone “alle quali sono ‘legati’ da indissolubili vincoli di parentela ed alle quali assicurano il costante e continuo approvvigionamento dei mezzi di sussistenza soprattutto allorché i loro capi trascorrono in detenzione carceraria”. I grandi gruppi che ricevevano gli appalti da Rfi, parte lesa, avevano quindi rapporti “con le numerosissime società a loro riconducibili ma fittiziamente intestate a prestanome”.
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“Il Corsivo” a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell’angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca.
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