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L’inchiesta sulla corruzione al Parlamento europeo porta a Rabat | 16/12/2022 | Il Corsivo

today16 Dicembre 2022 4

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A cura di Daniele Biacchessi

Non ci sono solo le mazzette ricevute dal Qatar ad incastrare Antonio Panzeri, Francesco Giorgi, Eva Kaili. Porta a Rabat, in Marocco, il flusso dei soldi intercettati nell’inchiesta dei magistrati belgi sulla corruzione al Parlamento Europeo. Sono stati gli 007 di Bruxelles, in collaborazione con i loro colleghi di altri cinque Paesi europei, a scoprire l’esistenza di una vera e propria rete che interferiva sui decisioni dell’istituzione comunitaria, che corrompeva politici, il cui centro nevralgico di azione era una cellula di agenti segreti del Marocco.

L’intelligence belga ricostruisce le attività del “Dged”, la Direction générale des Études et de la Documentation, la centrale di spionaggio e controspionaggio all’estero del Marocco. Le influenze dei marocchini avevano intaccato il gruppo parlamentare dei Socialisti e democratici, grazie al lavoro di tre italiani: sono l’ex deputato Pd, Antonio Panzeri, il suo ex collaboratore Francesco Giorgi, compagno dell’ormai ex vicepresidente dell’Euro camera Eva Kaili, e Andrea Cozzolino, parlamentare dem, indagato, ma non ancora interrogato dalla procura federale di Bruxelles. Sono tutti in contatto tra loro e con Mansour Yassine, direttore generale del Dged, con l’agente marocchino Belharace Mohammed, con il diplomatico Abderrahim Atmoun, di base a Varsavia, in Polonia.

I servizi segreti belgi indagano sui viaggi compiuti da Cozzolino e Panzeri in Marocco, tra il 2019 e il 2021, i cui biglietti aerei sarebbero stati pagati dagli 007 di Rabat. Ciò che emerge è una rete ancora più ampia, composta da altri europarlamentari, frutto di un accordo siglato coi servizi marocchini per interferire in favore dello stato nordafricano all’interno dell’Europarlamento, in cambio di denaro.

Il sistema del Qatar non cambiava, le regole erano le stesse. Certo, il Qatar non aveva gli stessi obiettivi del Marocco. A Doha interessava curare l’immagine del paese in relazione ai diritti civili. Il Marocco intendeva avere meno problemi possibili dal punto di vista dei flussi dei migranti.

Scritto da: Giornale Radio

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