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today26 Ottobre 2022
A cura di Daniele Biacchessi
Il manifesto di Giorgia Meloni alle Camere per i cinque anni del suo esecutivo è un mix di neoliberismo, sovranità, destra sociale e identità nazionale. Chi si aspettava un discorso di parziale rottura con il suo passato è rimasto deluso. Anche se prende le distanze dal fascismo (“Mai avuto simpatie per il regime”), dalle leggi razziali, da ogni tipo di totalitarismo, Giorgia Meloni si richiama nettamente al solco della storia della destra sociale da cui proviene. Semipresidenzialismo, tregua fiscale, stop ai barconi, stretta sul reddito di cittadinanza, sono i punti principali del suo mandato. Cita, ma solo per nome, le grandi donne della Repubblica, in primis Tina Anselmi, Nilde Iotti, Oriana Fallaci. Il Pantheon conservatore di Meloni spazia da Giovanni Paolo II a Enrico Mattei, da Steve Jobs a Falcone e Borsellino, Il programma economico resta un lungo elenco di misure anche strutturali, senza però un accenno di coperture finanziarie.
Alcuni esempi. Quanto costa quella che Meloni chiama tassa piatta? Quanto è sostenibile una riforma previdenziale basata sulla flessibilità con 41 anni di contributi? Quanto pesa la pace fiscale sui già ristretti conti dello Stato? Nessun accenno al debito pubblico, al rigore dei conti. Nessuna soluzione concreta e rapida per il carobollette e la crisi energetica. Nessun riferimento alla sanità pubblica, alla scuola pubblica. Nel discorso di Giorgia Meloni c’è un sogno di tipo identitario e che auspica, attraverso una riforma di tipo semi presidenzialista e la cancellazione della nostra Costituzione, una svolta peronista di destra.
Scritto da: Giornale Radio
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