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A cura di Ferruccio Bovio
Si chiamava Daniele e si è ucciso a 24 anni dopo aver capito che la sua storia d’amore iniziata su Facebok era, purtroppo, un beffardo raggiro e che la splendida ragazza con la quale aveva progettato di costruire un futuro comune, in realtà era un uomo di 64 anni che – spinto da chissà quali deviazioni mentali – si era preso gioco di lui, manipolandolo ed approfittando cinicamente dei suoi sentimenti. Il dramma è avvenuto a Forlì dove i genitori hanno trovato il proprio figlio impiccato nella soffitta della loro abitazione con uno straziante messaggio di addio.
L’uomo incontrato sul web si firmava Irene ed aveva attirato le attenzioni della sua sventurata vittima, postando le fotografie di una donna bellissima (ma inesistente), che aveva cominciato ad illudere il ragazzo promettendogli matrimonio, figli e felicità per sempre. Sono circa ottomila i messaggi d’amore che il povero Daniele ed il suo aguzzino si sono scambiati, restando, una volta, a contatto virtuale addirittura per diciassette ore consecutive. Poi, improvvisamente, un giorno la bella fiaba si conclude, ma non ha certamente un lieto fine: il giovane si imbatte, infatti, su un altro sito internet, in immagini della sua promessa sposa Irene ed incomincia a chiederle spiegazioni. A quel punto, il 64enne, messo in difficoltà dalle domande del ragazzo, decide di scaricarlo in modo cinico e sbrigativo. Daniele comprende allora che per lui non ci sarà più un “e vissero felici e contenti” e prende così la sua disperata decisione.
Ma, in questa vicenda, c’è anche un altro aspetto sconcertante ed è quello legato alle conseguenze penali per l’autore del tragico inganno, al quale la Procura della Repubblica ha contestato soltanto il reato di “sostituzione di persona”. Non essendoci, infatti, stata alcuna estorsione di denaro, la Procura stessa si è, appunto, limitata a chiedere per il 64enne un decreto penale di condanna per sostituzione di persona, con una sanzione pecuniaria di 825 euro. Ovviamente, la famiglia di Daniele ha presentato opposizione.
Intanto, l’uomo nega di avere avuto particolari responsabilità, sostenendo che “se quel ragazzo era uno squilibrato” non era certo colpa sua…e poi “era uno scherzo” e non pensava proprio che potesse finire così….e, comunque, è stanco perché “gli stanno rovinando la vita”.
Non sapremo mai cosa sia passato per la testa di Daniele negli ultimi minuti della sua esistenza, ma non possiamo fare a meno di chiederci come sia stato possibile che un ragazzo di ventiquattro anni abbia rinunciato alla sua vita reale, solo perché si è sentito tradito da quella virtuale.
Evidentemente, giunto ad un certo punto di questa sua incredibile storia, ha finito per smarrire – come del resto capitato anche ad altri – il confine fra la realtà effettiva e quella – apparentemente molto più lieta – che stava, invece, vivendo dietro allo schermo di un computer.
Scritto da: Giornale Radio
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