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A cura di Ferruccio Bovio
Sono passati esattamente vent’anni da quel’11 settembre in cui, negli Stati Uniti, circa tremila persone vennero uccise, da quattro aerei di linea dirottati per essere usati come bombe devastanti, lanciate su un’America che, con il presidente Bush junior, stava seriamente cercando di recuperare la sua tendenza genetica al non interventismo. Parlare di attentato terroristico – sia pure il più grave di sempre – ci sembra riduttivo, poiché in realtà si trattò di un vero e proprio atto di guerra: non importa se compiuto da un gruppo autonomo ( quale è Al-Quaeda ) e non da un Paese straniero e nemico, perché il fatto fu comunque vissuto, dall’intero Occidente, come l’azione bellica di gran lunga più spietata e annientatrice mai realizzata dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. D’altra parte, le intenzioni ( o le illusioni che dir si voglia ) di Bin Laden erano proprio quelle di dare, attraverso quella dimostrazione di efficienza criminale, il via ad un conflitto su scala globale, dimostrando a tutto l’universo islamico che il tempo dello strapotere militare e tecnologico dei tanto odiati ”crociati” era ormai giunto agli sgoccioli. E non a caso, la reazione a quanto avvenne in quella drammatica giornata di fine estate, è stato l’unico caso, nella storia della Nato, in cui si è fatto ricorso all’ articolo 5 del suo Statuto, il quale stabilisce che un attacco contro uno Stato membro deve essere considerato come un attacco contro l’intera comunità atlantica.
In queste ultime settimane, abbiamo osservato il confusionario ritiro dell’Occidente dall’Afghanistan, accompagnato dal ritorno dei talebani al potere e, pertanto, molti di noi hanno anche giustamente riflettuto sul prezzo pagato – sia in termini di vite umane (53 vittime soltanto tra i soldati italiani), che in termini economici (circa 300 milioni di dollari spesi ogni giorno) – per questa ventennale avventura a Kabul.
Però, prima di giudicare del tutto inconcludente lo sforzo compiuto da USA ed alleati, bisogna forse anche domandarsi che cosa sarebbe successo se America ed Europa non avessero messo in atto alcun tipo di reazione alla strage e si fossero limitate a porgere, con rassegnazione, l’altra guancia allo “Sceicco del terrore”. In fondo, quel disegno di Al- Quaeda di scatenare un conflitto a livello planetario, ha avuto un seguito di dimensioni piuttosto limitate, sia territorialmente, che ideologicamente. Lo stesso Bin Laden è stato eliminato in Pakistan nel 2011 e quella rivoluzione islamica mondiale, da lui tanto sognata, si è sviluppata, essenzialmente, tramite una rete di sigle e di sotto sigle Jihadiste assai frammentate tra di loro. Ed anche la più importante di esse – e cioè l’Isis – dopo un periodo di forte espansione, attraversa oggi una fase di chiaro ridimensionamento, sia in Iraq che in Siria.
Certo, l’ordine talebano, in questo sabato 11 settembre 2021, regna sovrano a Kabul, ma – almeno rispetto alle aspirazioni iniziali di chi ideò gli attacchi alle Torri Gemelle – non è che si possa poi parlare di un risultato straordinario…
Siamo, dunque, in presenza di una lunga guerra che, tra alti e bassi, sarà destinata a durare ancora a lungo…Per ora, sul campo, non registriamo, in modo evidente, né vinti, né vincitori.
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Written by: Giornale Radio
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