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A cura di Ferruccio Bovio
Domani, salvo imprevisti dell’ultima ora, dovrebbe avere luogo l’incontro diretto tra Giorgia Meloni e Carlo Calenda. Oggetto del faccia a faccia sarà la manovra economica e, pertanto, è prevista la presenza anche del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. È possibile che, dallo scambio di vedute, possa emergere – almeno parzialmente – un certo spazio di intesa tra il Governo e l’opposizione “terzopolista”. Il leader di Azione intende presentare a Palazzo Chigi alcune idee sulle quali immagina di poter strappare un “OK parliamone” alla presidente del Consiglio.
Quello di Calenda non dovrebbe rivelarsi un salto nel vuoto, poiché l’incontro in programma è stato preceduto da una fitta serie di messaggi scambiati con la premier, la quale non arriva, quindi, all’appuntamento senza già conoscere il tipo di ragionamenti che le verranno esposti. Se, dunque, il colloquio avviene, è segno che Meloni e Giorgetti pensano che vada la pena di andare ad ascoltare cosa ha in mente il senatore centrista. Qualche lingua maliziosa – soprattutto dalle parti di Forza Italia -avanza il sospetto che l’incontro di domani possa segnare l’inizio di una fase di avvicinamento del Terzo Polo al Governo, magari in vista di momenti in cui la Meloni potesse avere bisogno di una stampella centrista per contenere le pretese delle altre forze politiche (in primis i berlusconiani) che costituiscono la maggioranza del suo esecutivo. In fondo, l’elezione di Ignazio La Russa alla presidenza del Senato (ottenuta facendo a meno dei voti di Forza Italia) dovrebbe avere insegnato qualcosa circa la disinvoltura di cui sono capaci in via della Scrofa… Comunque, sembra che Calenda intenda proporre di distribuire in modo diverso i 21 miliardi stanziati dal Governo per far fronte al caro bollette, eliminando il credito di imposta ed aprendo, invece, all’introduzione di un tetto al prezzo del gas, attraverso il quale lo Stato si farebbe carico del 50% delle bollette, venendo così direttamente in aiuto alle famiglie ed alle imprese. Poichè, secondo il Terzo Polo, l’intervento verrebbe a costare solo 15 miliardi, i sei miliardi restanti andrebbero girati sulla sanità, la quale altrimenti uscirebbe da questa manovra finanziaria vestendo proprio i panni di Cenerentola, potendo contare solamente sul modesto stanziamento di 2 miliardi. In un Paese di malfidati come il nostro, uno scambio sereno di opinioni tra maggioranza e opposizione rischia subito di essere etichettato con il termine “inciucio”. Altrove è, invece, una prassi consolidata che si inserisce nel normale svolgimento della vita politica.
Scritto da: Giornale Radio
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