Il Corsivo

Trump e Putin: qualcosa comincia a scricchiolare

today1 Aprile 2025

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A cura di Ferruccio Bovio

Se c’è una cosa che non si può rimproverare a Donald Trump, è proprio l’imprevedibilità. Quella, ad esempio, con cui, come un fulmine a ciel sereno, è sembrato cambiare decisamente orientamento sul come impostare le sue relazioni con Putin. Dopo una sterile serie di lusinghe politiche e di avances di tipo affaristico rivolte al leader del Cremlino, il presidente americano incomincia forse a stancarsi di essere preso in giro come fosse un povero babbeo da manipolare in lungo e in largo. Pertanto, viste le difficoltà fino ad oggi incontrate dalla trattativa – da lui fortemente voluta – per porre almeno una pausa al conflitto in Ucraina , il Tycoon decide ora di cambiare registro e di parlare chiaro, dicendosi , apertamente, “molto arrabbiato” con un Putin che adesso se ne viene anche fuori avanzando l’ipotesi – non concordata insieme – di un governo di transizione a Kiev, da costituirsi sotto l’egida dell’ONU. Sappia, quindi, il non più tanto amico, Valdimir Putin, che se “per colpa della Russia” non si dovesse raggiungere un accordo per “fermare lo spargimento di sangue in Ucraina”, allora gli Stati Uniti applicheranno ulteriori sanzioni al suo Paese.

Per la verità, non sono pochi i commentatori che si chiedevano da tempo cosa sarebbe mai successo nel momento in cui Trump avesse perso la pazienza nei confronti dei “tira e molla” abilmente portati avanti dall’ex colonnello del KGB. Prima o poi, doveva per forza capitare, considerato che, almeno fino ad oggi, i Russi non avevano concesso a Washington sostanzialmente nulla: nemmeno uno striminzito “cessate il fuoco”di 30 giorni. Di conseguenza e giunti a questo punto, può Trump continuare a far finta di ignorare che la Russia tutto vuole tranne che una tregua? D’altra parte, è stato lo stesso Putin – al quale non si può certo negare il pregio della schiettezza con la quale espone sempre i suoi programmi – a chiarire, più volte, che quello che chiede ai suoi interlocutori americani non è un contentino tanto per tornarsene a casa dopo aver perso la faccia davanti al resto del mondo, ma è invece, “la risoluzione del problema alla radice”: e cioè, l’annessione dei territori ucraini attualmente occupati e la riduzione ad uno stato praticamente coloniale di ciò che resterebbe di una Ucraina, da lui, ideologicamente, mai riconosciuta come un’entità nazionale autonoma.

E’ difficile che due nazionalismi riescano ad andare d’accordo fra di loro: e la cosa sta emergendo anche in questa tragica partita che due pokeristi, abituati a “spennare” il pollo di turno, stanno oggi giocando sulla pelle di migliaia di cadaveri sia russi, che ucraini. Trump, sinora, si era illuso di poter contare su un “ottimo rapporto” con l’autocrate russo, senza però accorgersi del fatto che si è sempre trattato di un’intesa più teorica, che concreta. Certo, i due sono accomunati dallo stesso disprezzo per l’Europa e dal medesimo approccio nel concepire i rapporti internazionali come delle situazioni che si modellano soprattutto con l’uso della mano militare: tuttavia, queste affinità ideologiche non sono, comunque, sufficienti quando si passa dalle parole ai fatti. Ed i fatti di questi ultimi due mesi, hanno detto a Mosca che Trump non ha sospeso – se non per due giorni – gli aiuti all’Ucraina e non è nemmeno riuscito a “mandare a cuccia” quei cocciuti Paesi europei che Putin definiva come dei “cagnolini scodinzolanti” al guinzaglio di Washington…Insomma, se il Cremlino comprende che il sogno di una “nuova Yalta” è destinato a rimanere tale, Donald Trump, per il suo Nobel per la Pace, dovrà attendere tempi migliori.

Credits Foto: Agenzia Fotogramma

1 Aprile 2025

Scritto da: Redazione

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