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A cura di Ferruccio Bovio
L’uomo che si appresta a diventare il decimo Cancelliere tedesco è un ricco signore – lui preferisce definirsi “benestante” – che ha fatto i soldi lavorando nel mondo dell’alta finanza e che incarna decisamente – senz’altro più di Angela Merkel – i valori tradizionali di una destra germanica conservatrice, ma saldamente europeista. Non a caso, durante la campagna elettorale, Friedrich Merz non ha avuto alcun timore nell’indicare la sua priorità assoluta nel “raggiungere l’indipendenza dagli Stati Uniti”: anche sulla questione Ucraina, nella quale – a suo giudizio – Washington appare colpevolmente indifferente.
Il prossimo Cancelliere sembra, dunque, trovarsi maggiormente in sintonia – almeno rispetto al suo amletico predecessore socialdemocratico – col francese Macron per quanto concerne la funzione importante che l’Europa potrà (e dovrà) svolgere nelle trattative – che al momento paiono escluderla – sul come porre fine al conflitto ucraino. Un orientamento, questo, che, in qualche modo, può anche essere interpretato come l’auspicio e l’implicita premessa di una rapida evoluzione istituzionale, destinata a sfociare in una più salda compattezza europea, sia sul piano politico, che su quello militare. E non a caso, impegnandosi ad affiancare Londra e Parigi sulla linea di opposizione all’idea trumpiana di abbandonare Zelensky al suo destino, Merz ha già anche preannunciato che intende inviare all’esercito di Kiev quei tanto agognati missili Taurus che, per troppo tempo, i generali del Paese assediato hanno atteso invano.
In questo scenario, potenzialmente innovativo, che si profila all’orizzonte, pure l’Italia potrebbe trarre non pochi motivi di soddisfazione, visto che, d’ora innanzi, l’interfaccia berlinese di Giorgia Meloni non sarà più un personaggio prevenuto nei suoi confronti quale era stato l’ormai ex cancelliere Scholz, ma sarà, invece, quel Merz che, più volte, negli ultimi due anni, non ha mancato di esprimere un certo apprezzamento per l’operato di Palazzo Chigi, soprattutto in merito alle politiche migratorie. Tuttavia, è pure molto probabile che il nuovo Cancelliere, per quanto ben disposto nei riguardi delle destre dialoganti, intenda, comunque, chiedere alla nostra premier di decidere, una volta per tutte, se preferisca schierarsi, in maniera netta ed inequivocabile, dalla parte dell’ America di Trump oppure da quella dell’Unione Europea… abbandonando, in questa seconda ipotesi, l’ambizioso – ma forse velleitario – proposito di riuscire a porsi come il canale privilegiato di mediazione tra Washington e Bruxelles.
In ogni caso, a seconda della scelta che – sia pure a malincuore – riterrà più o meno conveniente fare, la Meloni finirà, quasi inevitabilmente, per creare del malcontento all’interno dl suo Esecutivo, deludendo o Salvini o Tajani.
Credits Foto: Agenzia Fotogramma
25 Febbraio 2025
Scritto da: Redazione
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