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A cura di Ferruccio Bovio
Il 7 dicembre è in programma la Giornata nazionale degli studenti universitari iraniani: proprio la Giornata, quindi, di quei giovani che, da ormai oltre due mesi, stanno coraggiosamente guidando le manifestazioni popolari di protesta contro le sistematiche violazioni dei diritti umani che, ogni giorno, la repubblica islamica impone a tutta la società iraniana. E non a caso, in vista della prossima mobilitazione – che è stata indetta proprio per mercoledì 7 dicembre – un comunicato del Consiglio di sicurezza della nazione avverte che l’Iran incomincia a perdere la pazienza e a non poterne più dei propri oppositori interni.
Pertanto, nel documento governativo, si legge testualmente che “le forze di sicurezza, con tutta la loro potenza e senza tolleranza, faranno fronte a ogni nuova rivolta, che finora è stata appoggiata dai servizi di intelligence stranieri”. Fino ad oggi, “la Repubblica islamica – sempre secondo il Consiglio di sicurezza – ha trattato i manifestanti con la massima tolleranza”, ma a partire dal 7 dicembre agirà con ben altra determinazione “per non permettere più ad alcuni facinorosi di mettere in pericolo la sicurezza pubblica”. Evidentemente, sul concetto di “massima tolleranza”, dalle parti di Teheran devono avere delle idee un po’ confuse, visto che – stando a quanto registrato da organizzazioni come Human Rights – le vittime delle repressioni poliziesche hanno già raggiunto la luttuosa cifra di 462 unità, delle quali 64 sono, purtroppo, dei bambini o, comunque, dei minori.
Naturalmente, tanto per cambiare, la colpa di tutto il male che sta funestando il Paese degli ayatollah non può che essere dell’Occidente, accusato ancora una volta da Teheran di orchestrare subdolamente la frequenza delle proteste. Tuttavia, per l’occasione, gli strali lanciati dal regime dei mullah non sono indirizzati soltanto verso gli Stati Uniti ed Israele (rispettivamente il “grande ed il piccolo Satana”), ma chiamano in causa anche l’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell’Unione Europea, Josep Borrell, poiché, come spiega una nota governativa iraniana, “gli obiettivi strategici dell’Unione Europea sono caduti vittima delle ambizioni di gruppi violenti e terroristici, che forniscono informazioni sbagliate ad alcuni politici europei estremisti”.
Non ci resta, dunque, che aspettare la giornata di mercoledì 7 dicembre, sperando di non doverla in futuro ricordare come un tragico “Black Wednesday”.
Scritto da: Giornale Radio
today8 Novembre 2024 13398 8
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