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A cura di Ferruccio Bovio
Un uomo di quarant’anni, agli arresti domiciliari dal 26 novembre per avere accoltellato un collega di lavoro e con precedenti per maltrattamenti in famiglia, ha macchiato di orrore un’intera comunità nel Varesotto uccidendo un bambino di 7 anni (suo figlio) e cercando di assassinare anche la moglie, ferendola in più parti del corpo.
Il fatto è avvenuto nel comune di Mozzate, dove l’infanticida viveva – appunto agli arresti domiciliari – nell’appartamento dell’anziano padre, al quale, dopo aver commesso l’assurdo delitto, aveva lasciato uno strano biglietto in cui accennava di aver fatto qualcosa di male al bambino e lo invitava, comunque, a non aprire per nessun motivo l’armadio di casa. E proprio in quell’armadio i carabinieri hanno, infatti, trovato, lo sventurato bambino, ormai senza vita e con la gola trafitta da una coltellata. Dopo il folle gesto, l’uomo si è recato in un paese vicino dove la ex moglie, nonché madre del piccolo stava trascorrendo il primo dell’anno in casa dei suoi genitori. Lì, con la scusa di riconsegnarle il figlio, l’ha attirata in strada ed ha iniziato a colpirla al viso, alla schiena ed all’addome con un coltello, non riuscendo tuttavia, per fortuna, a provocare ferite letali.
A quel punto sono subito iniziate le ricerche da parte dei Carabinieri che si sono concentrate prima nella casa di Mozzate, dove è stato ritrovato il cadavere del bimbo e poi in tutto il Varesotto. Alle prime luci dell’alba di oggi il quarantenne è stato intercettato mentre, a bordo della sua auto, cercava di fuggire in Svizzera.
Sulle prime, ha cercato di sottrarsi alla cattura speronando una gazzella dell’Arma e successivamente, fuggendo a piedi, è stato arrestato in un capanno di cacciatori nella zona boschiva di Colle Sant’Elia, con un coltello in mano.
Nei suoi confronti era appena scattato – un po’ in ritardo ci viene da dire – il provvedimento di fermo emesso dalla procura della repubblica, per “il pericolo di fuga” e per la sua “pericolosità” sociale.
All’uomo era stato concesso, come previsto nel provvedimento di separazione in corso con la moglie, di trascorrere il primo gennaio con il figlio. Poi però, per motivi ancora da chiarire – forse una vendetta – ieri pomeriggio lo snaturato padre ha impugnato un coltello e ha ucciso il piccolo nascondendo poi il corpo dentro l’armadio.
Pur facendo ogni sforzo di comprensione possibile ed immaginabile, ci riesce francamente difficile accettare che una sentenza di separazione preveda che un bambino di 7 anni possa trascorrere, da solo, una giornata intera in compagnia di un individuo che ha appena cercato di fare la pelle ad un collega di lavoro. Fosse stata almeno imposta la presenza di assistenti sociali o, comunque, di persone in grado di esercitare un controllo…invece niente…. Qualcuno si è, dunque, incautamente assunto una responsabilità che sconfina nell’incoscienza. Non vorremmo proprio essere al suo posto.
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Written by: Giornale Radio
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