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today21 Settembre 2022
A cura di Daniele Biacchessi
Quella che si sta concludendo è una campagna elettorale dove i leader lanciano promesse di ogni tipo, ma dimostrano una scarsa attenzione alla sostenibilità economica delle misure proposte. Si va dall’aumento a mille euro per chi percepisce la pensione minima di Silvio Berlusconi alla flat tax al 23% del Presidente di Forza Italia e al 15% di Matteo Salvini della Lega, all’aumento della no tax area da 8,5 a 13 mila euro di Giuseppe Conte del M5s, agli investimenti su nucleare e rigassificatori presentate da Carlo Calenda di Azione, alla rinegoziazione del Pnrr chiesto da Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, alla dote per i diciottenni di Enrico Letta del Partito Democratico.
Per il 96% delle misure proposte per convincere gli elettori i partiti non spiegano come intendono finanziarle. Solamente 13 impegni su 328 hanno un’indicazione precisa e spesso viene indicata la generica “lotta all’evasione”. Nel programma del centrodestra, ad esempio, su 88 proposte, solo una è mirata alle entrate e non alle spese e riguarda il discusso smantellamento del reddito di cittadinanza. Nelle 37 pagine del programma elettorale del Pd, intitolato Insieme per un’Italia democratica e progressista, sono presenti almeno 88 promesse che implicano una spesa per lo Stato.Anche il programma del Movimento 5 stelle non entra nel dettaglio delle proposte, ma si limita a elencarne i possibili benefici senza comunicare le modalità di attuazione. Azione e Italia Viva non indicano quante risorse intendono recuperare dall’evasione fiscale e quante dalla riduzione della spesa della pubblica amministrazione. E soprattutto non è chiaro, visto che mancano le cifre precise, quante delle promesse in spesa sarebbero coperte. Mancano pochi giorni al voto del 25 settembre e non credo ci saranno ripensamenti sul tema cruciale delle coperture finanziare dei programmi dei partiti e degli schieramenti. E questo lascia sconcertati e confusi gli elettori.
Scritto da: Giornale Radio
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