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A cura di Ferruccio Bovio
Il quartiere, alla periferia romana, è quello di Primavalle, non nuovo al verificarsi di episodi di violenza spietata: chi, ad esempio, non è più tanto giovincello, ricorderà senz’altro le immagini dei telegiornali che, nell’aprile del 73, descrivevano la tragica fine di due fratelli che persero la vita in quello che viene ancora oggi ricordato come il “rogo di Primavalle”.
Lui, invece, quello che suo malgrado figura come il protagonista di questa nuova storia sciagurata, è Hasib Omerovic, un sordomuto di 36 anni, precipitato dalla finestra di una casa popolare in cui abita insieme alla sua famiglia di origine rom, la quale occupa l’alloggio in piena regolarità. Hasib, sebbene incensurato, era da tempo finito al centro di una tempesta di rancori e minacce, poiché accusato sui social di molestie sessuali nei confronti di alcune donne che abitano nel vicinato.
E non sono mancati, infatti, gli sfoghi su Facebook di quanti lo hanno indicato come un individuo “meritevole di una lezione”. Pertanto, quando lo scorso 25 luglio Hasib Homerovic si è schiantato sull’asfalto dopo aver fatto un volo di 9 metri, si è subito pensato che qualche testa calda avesse preso alla lettera gli inviti comparsi sui social e fosse, dunque, passato all’azione. Tuttavia, la sorella del giovane rom che, al momento del fattaccio, era anch’essa in casa ha raccontato che a spingere il fratello giù dalla finestra sarebbero stati, dopo averlo anche malmenato, quattro poliziotti, entrati nell’abitazione probabilmente per fare un interrogatorio.
Viene, francamente, difficile credere che quattro tutori dell’ordine si siano lasciati andare ad un simile gesto criminale, nei confronti di un disabile e rischiando, tra l’altro, di scrivere, in tal modo, la parola fine sulla loro carriera in Polizia…Più probabile e rassicurante ipotizzare, invece, che ad agire siano stati degli esagitati picchiatori che si sono spacciati per gendarmi per farsi aprire la porta. Tuttavia, questa ovvia speranza, ha subito una brutta battuta d’arresto quando ieri, parlando con la stampa, la madre di Hasib ha reso noto che il commissariato di zona ha ammesso che, effettivamente, quel giorno un intervento della Pubblica Sicurezza c’era stato a seguito delle tante segnalazioni che le erano arrivate: l’uomo, forse sentitosi perduto, avrebbe perso il controllo dei propri nervi e si sarebbe buttato, quindi, dalla finestra. I vicini di casa riferiscono di avere udito spesso grida e lamenti dovuti a percosse che Habib avrebbe subito sistematicamente in famiglia e, forse, siamo davvero, essenzialmente, in presenza di una giovane vita sventurata – come, del resto, ce ne saranno chissà quante altre in quei quartieri – e che, purtroppo, adesso è sospesa in coma da oltre un mese.
Può anche darsi – e lo speriamo sul serio – che gli agenti coinvolti nella vicenda non abbiano alcuna responsabilità di quanto accaduto, ma non possiamo certo rimanere indifferenti e far finta di niente dinanzi a cinquanta giorni di silenzio – da parte delle istituzioni – sulla perquisizione e sulle ragioni che l’hanno determinata, oltre alle modalità con le quali è stata condotta. Speriamo proprio che il “caso Cucchi” non abbia a ripetersi.
Credits: Agenzia Fotogramma
Written by: Giornale Radio
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