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today22 Dicembre 2023
A cura di Ferruccio Bovio
Oggi vogliamo celebrare i 50 anni esatti che sono trascorsi da quel 17 dicembre 1973 in cui il nostro Paese fu teatro di uno dei più gravi attentati terroristici mai avvenuti sul suo territorio. E stiamo parlando della strage – perpetrata dal gruppo armato palestinese “Settembre Nero” – all’Aeroporto di Fiumicino, nella quale 34 persone persero la loro vita, probabilmente a causa di un “regolamento dei conti” tra i nostri servizi segreti e quelli libico-palestinesi. Tra le vittime ci furono anche sei nostri connazionali, con una bambina di nove anni.
Non aspettiamoci oggi di trovare ampi spazi dedicati a questo tragico evento, né sulla carta stampata, né sui telegiornali: è, infatti, non solo politicamente corretto, ma anche furbescamente opportuno soffermarsi il meno possibile su certi aspetti legati alla politica estera italiana di quegli anni tormentati. Forse, l’azione di Settembre Nero – che, tra l’altro, era anche tragicomicamente espressione del Partito del premio Nobel per la pace Arafat e che aveva già, comunque, presentato il suo biglietto da visita in occasione delle Olimpiadi di Monaco del 72 – potrebbe collegarsi al tentativo sponsorizzato dal colonnello Gheddafi (ma poi fallito grazie alla parte più sana della nostra intelligence) di assassinare la premier israeliana Golda Maier, in visita in Italia nel gennaio del 1973. Possiamo, quindi, credibilmente pensare che il nostro Paese – agli occhi di chi avrebbe preteso di fare il bello e il cattivo tempo non solo nel deserto del Sahara, ma anche nella Pianura Padana – meritasse una severa lezione… e così, in quell’infausta mattina di mezzo secolo fa, un commando palestinese prese in ostaggio sei agenti della Polizia aeroportuale, i quali – udite, udite ! – erano, incredibilmente, tenuti a svolgere il loro servizio senza avere il colpo in canna…
Settembre Nero, muovendosi così quasi del tutto indisturbato, lanciò prima alcune bombe contro un aereo americano, uccidendo più di venti persone e ferendone quindici, dopo di che si impossessò di un velivolo della Lufthansa, dirottandolo verso il Kuwait e portandosi dietro gli ostaggi in divisa ed ovviamente il personale dell’aereo.
Gli unici ad opporsi alla ferocia dei terroristi furono, cercando di agire senza poter contare su alcun coordinamento dall’alto, il finanziere Antonio Zara (rimasto purtroppo steso a terra) ed il poliziotto, Antonio Campanile, che riuscì a contrastare, almeno in parte, la violenza di quelli che allora si chiamavano “feddayn”.
Come si è detto, nonostante l’alto numero di vittime questa strage è finita in qualche archivio nascosto delle cose dimenticate: tanto è vero che l’Italia non ha neanche mai provato a chiedere l’estradizione degli autori del barbaro eccidio. Inconfessabili ragioni di opportunità politica spingevano, evidentemente, in senso contrario. Il governo di allora (ma anche quelli successivi), per motivi soprattutto di carattere economico – non dimentichiamo la grave crisi petrolifera vissuta in tutta Europa con l’embargo delle forniture decretato dall’OPEC proprio nel 1973 – era, in qualche modo, obbligato a trattare con particolare riguardo gli interlocutori arabi e palestinesi. Ed è proprio in quella fase storica che sembra sia stato stipulato un accordo – il cosiddetto “Lodo Moro” – in base al quale Palazzo Chigi e la Farnesina si sarebbero impegnati a garantire il libero transito di armi e miliziani palestinesi, purché – naturalmente – non compissero attentati: unica eccezione erano gli obbiettivi israeliani (o, comunque, accostabili al sionismo) presenti sul nostro territorio. Colpissero pure altrove, ma non da noi…Non c’è che dire: la solidarietà verso gli altri Paesi europei scendeva, a questo punto, decisamente sotto lo zero…
Del “Lodo Moro” si è sentito parlare, per la prima volta, solo negli anni Duemila, quando Francesco Cossiga, ipotizzò che la strage di Bologna del 2 agosto 1980 fosse stata una ritorsione per l’arresto, per traffico d’armi, di un militante palestinese nel 1979. Tuttavia, in questo caso, la “pista palestinese”, non ha mai trovato conferma in sede giudiziaria. Almeno a tutt’oggi.
E’ probabile che il “lodo” abbia, comunque, funzionato fino alla data del 27 dicembre 1985, quando – sempre a Fiumicino – un altro commando palestinese aprì il fuoco indiscriminatamente sui passeggeri in coda per imbarcarsi su un aereo della compagnia israeliana El Al e su un altro dell’americana Pan Am: in quella circostanza, rimasero uccise 13 persone ed altre 76 furono ferite.
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Scritto da: Giornale Radio
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