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A cura di Ferruccio Bovio
In questa settimana (e per la precisione lunedì 27 novembre), il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge che introduce alcune disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del nostro Paese, come la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili di energia ed il sostegno alle imprese energivore. Il testo prevede, infatti, delle agevolazioni a favore delle imprese a forte consumo di energia elettrica, in modo da adeguare la disciplina nazionale a quella europea in materia di aiuti di Stato a favore del clima, dell’ambiente e dell’energia 2022.
Inoltre, nel quadro delle riforme settoriali previste dal PNRR, si procede anche ad una semplificazione amministrativa di alcune procedure in materia energetica, in modo da rimuovere determinati ostacoli amministrativi e procedurali che possono condizionare negativamente le attività economiche. Tutto bene, quindi, salvo per un aspetto del decreto in questione che ha suscitato – soprattutto tra alcune categorie di consumatori – un forte disappunto. Nel testo che rinnova la disciplina energetica italiana non figura, infatti, la già preannunciata proroga del mercato tutelato dell’energia elettrica e del gas che, come è noto, è in prossima scadenza: proroga vista di buon occhio da quasi tutte le forze politiche, comprese quelle che compongono la maggioranza di governo, ma la cui attuazione avrebbe finito per mettere seriamente a rischio la credibilità dell’Italia nei confronti dell’Unione Europea. Giorgia Meloni non poteva, infatti, fingere di ignorare che il superamento del mercato tutelato dell’energia era stata una delle condizioni ( a suo tempo accettate anche dall’esecutivo Draghi) poste da Bruxelles per procedere linearmente verso la piena attuazione del PNRR, affermando definitivamente il principio del libero mercato dell’energia e del gas. Queste cose le sapeva senz’altro anche il vice premier Matteo Salvini che lunedì 27 ha tranquillamente approvato il decreto, salvo poi dichiarare la sua contrarietà 24 ore dopo…E queste cose le sapevano senza dubbio anche i partiti di opposizione, i quali non si sono certamente lasciati sfuggire l’occasione per denunciare, a gran voce, i gravi disagi economici ai quali, con la fine del mercato tutelato, sarebbero andate incontro circa dieci milioni di famiglie italiane che, fino ad oggi, si sono appunto servite proprio su questo mercato.
Tuttavia, si tratta di proteste che ci convincono ben poco. Innanzitutto perché esistono studi qualificati che hanno evidenziato come spesso i prezzi in vigore sul mercato della maggior tutela siano risultati più alti di quelli che venivano offerti sul mercato libero. Poi perché ci pare difficile immaginare che PD e 5 Stelle si siano improvvisamente scordati di avere entrambi fatto parte della medesima coalizione di governo, proprio nei giorni in cui Mario Draghi impegnava il nostro Paese a porre termine al mercato tutelato entro la fine del 2023, accettando, in tal modo, una delle condizioni che l’Europa poneva per dare il via libera ai ricchissimi aiuti garantiti dal PNRR. Non vi pare che sarebbe stato quello il momento giusto nel quale, se qualcuno aveva qualcosa in contrario, avrebbe dovuto parlare?
Vogliamo, quindi, sperare che il Maestro Luigi Pirandello ci scuserà se, per intitolare il nostro “Punto” di oggi, abbiamo tratto lo spunto da una sua famosa commedia: “Ma non è una cosa seria”.
Scritto da: Giornale Radio
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