Centinaia di migliaia in piazza contro Netanyahu. Alta tensione con gli Stati Uniti

Lo sciopero generale contro il governo Netanyahu e a favore dell’accordo sulla liberazione degli ostaggi è pienamente riuscito e ha portato in piazza centinaia di migliaia di persone: sindacati, familiari degli ostaggi, e più in generale l’intera opposizione contro il premier. Israele è rimasto paralizzato dalle proteste. “Abbiamo fatto lo sciopero generale perché le vite delle persone devono essere più importanti della politica o di qualsiasi calcolo strategico”, sostiene Peter Lerner, direttore degli affari internazionali del più importante sindacato israeliano Histradrut. La protesta si muove intorno a tre concetti base: Israele deve salvare le vite dei suoi cittadini con ogni mezzo; non si possono più ripetere ciò che si è visto ai funerali dei sei ostaggi uccisi da Hamas; il governo ha imposto la sua politica sulla testa dei cittadini. I negozi delle città israeliane hanno abbassato le saracinesche e i cortei, sempre più imponenti, hanno sfilato dalla mattina alla sera, subendo la dura repressione della polizia che ha effettuato nuovi arresti.

Il primo ministro Netanyahu incassa un duro attacco dalla Casa Bianca. “Non fa abbastanza” per l’accordo a Gaza, ha accusato Joe Biden che potrebbe presentare in settimana un accordo “prendere o lasciare” a Israele e Hamas nella speranza di raggiungere un’intesa sul cessate il fuoco. L’ipotesi è stata ventilata dal consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan nel corso di un incontro virtuale con le famiglie degli ostaggi.