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Trump minaccia dazi del 35 % all’UE se non investe 600 miliardi di dollari

today6 Agosto 2025

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Tariffe farmaceutiche fino al 250 % in un anno e mezzo, accordi di investimento UE-USA messi sotto accusa. Trump minaccia ancora dazi.

Intervistato dalla CNBC, Donald Trump è tornato a farsi minaccioso, nei confronti dell’Unione europea sulla questione dazi. Gli Stati Uniti – ha detto il Tycoon – imporranno tariffe doganali del 35% alla UE se Bruxelles non rispetterà gli impegni presi in relazione agli investimenti in beni americani.

Alla domanda su quali fossero i criteri degli accordi per costringere l’Europa a rispettare le promesse, il presidente USA ha inizialmente risposto che l’Unione europea avrebbe dovuto pagare 650 miliardi di dollari, ma poi ha ripiegato sulla cifra di 600 miliardi. Trump ha poi aggiunto che gli Stati Uniti sono tornati ad essere un Paese ricco e che, quindi, i 600 miliardi dovuti dagli Europei potranno essere utilizzati “per qualsiasi cosa” lui voglia.

Trump sulle tariffe farmaceutiche

In particolare, nel corso dell’intervista, l’inquilino della casa Bianca si è soffermato sui dazi imposti ai prodotti farmaceutici importati negli Usa, che potrebbero arrivare addirittura al 250%. Inizialmente, su questi farmaci, saranno applicate tariffe piuttosto contenute che però, entro al massimo un anno e mezzo, sono destinate a salire prima al 150% e poi al 250%, perché la sua Amministrazione vuole che i prodotti farmaceutici siano realizzati direttamente negli Stati Uniti.

Negoziazioni in corso: Sefcovic, Lutnick e Greer

A sua volta, il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, ha comunque garantito che le trattative con gli Stati Uniti sui dazi proseguono: infatti, egli stesso è in continuo contatto con il Segretario di Stato al commercio Lutnick e con l’ambasciatore Greer e sta lavorando per mettere in pratica, in tutti i suoi elementi, l’accordo tra Bruxelles e Washington, siglato da Ursula von der Leyen e dallo stesso Donald Trum lo scorso 27 luglio.

Implicazioni economiche, geopolitiche e reazioni

Nei mesi scorsi (aprile–luglio 2025), l’amministrazione Trump ha avviato indagini sotto la Sezione 232 su farmaceutici e semiconduttori, come preambolo all’introduzione di dazi mirati. Queste mosse fanno parte del pacchetto noto come Liberation Day tariffs, iniziato l’8 aprile 2025, con dazi universali del 10 % e aliquote più elevate (fino al 50 %) per partner strategici.

Effetti sui prezzi e sulla supply chain

  • Il settore farmaceutico globale, incluso quello europeo e indiano, è sotto pressione: l’imposizione di dazi crescenti danneggerebbe produttori come Sun Pharma, Cipla o Dr. Reddy’s, con pesanti ripercussioni sui loro ricavi e margini.

  • Aziende statunitensi del settore farmaceutico e semiconduttori sono incentivate a investire direttamente in produzione interna, riducendo dipendenza dalle importazioni.

Rischio di escalation nei rapporti transatlantici

  • L’UE potrebbe percepire i dazi come una misura punitiva e unilaterale: Bruxelles ha definito l’investimento un “impegno condizionato” ma non legalmente vincolante, mentre Trump insiste che sia un impegno serio.

  • Le tensioni si estendono a paesi come Svizzera e India: la prima cerca trattative urgenti per evitare dazi al 39 %, mentre per l’India l’acquisto di petrolio russo potrebbe costare sanzioni tariffarie aggiuntive.

Impatti sul mercato e sul commercio globale

  • Gli investitori hanno già iniziato a reagire: l’ETF SPDR S&P Pharmaceuticals (XPH) è sceso del 0,5 % a causa delle nuove minacce tariffarie, mentre azioni come Pfizer hanno mostrato resilienza grazie a revisioni al rialzo nell’outlook dei profitti.

  • Analisti avvertono che le misure Trump potrebbero scatenare una nuova guerra commerciale globale, con possibili ritorsioni da parte dell’UE, della Cina, dell’India e di altri grandi partner.

Lo scenario geopolitico

La politica commerciale di Trump è di fatto parte di una strategia più ampia volta a rafforzare la sovranità economica americana, ridurre dipendenze strategiche e rilanciare l’industria domestica. Questo approccio però accentua conflitti con partner tradizionali e può ripercuotersi in ambiti come la sicurezza energetica (es. gas e petrolio), gli accordi digitali, la regolamentazione dei dazi sull’e‑commerce, e le politiche industriali globali.

Scritto da: Redazione


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