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GLI OCCHI DELLA STORIA

1 maggio: la festa dei lavoratori | Gli occhi della storia

today1 Maggio 2022

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Per cominciare a parlare del primo maggio va stabilito se si parla di festa del lavoro, come viene chiamata spesso, scontornando il perimetro e disperdendo il significato, o si parla soprattutto di festa dei lavoratori, in una giornata in cui si celebra il significato dei diritti faticosamente ottenuti e si analizza l’attualità delle cose. Il tema dei diritti nel mondo lavoro è partito da rivendicazioni che ancora oggi in diverse parti del pianeta restano inascoltate, persino irrilevanti ma anche nel nostro Paese e in Occidente ci sono palesi diverse contraddizioni irrisolte.
Nello scenario prossimo venturo non c’è alcuna idea di come sarà l’assetto del mercato del lavoro, questo perché sta facendo rapidamente ingresso l’automazione, con una conseguente riformulazione degli impieghi a cui saranno destinati gli uomini, un cambiamento di scenario che porterà a rivalutare i nuovi principi che determinano i diritti di chi lavora.
Per capire meglio il futuro dei lavoratori in Italia e nel mondo è necessario però comprendere il passato e l’accettazione faticosa dei diritti dei lavoratori, rivendicati attraverso una festa come quella del primo maggio.
Tutto parte dal congresso dell’Associazione internazionale dei lavoratori, la Prima Internazionale, riunita a Ginevra nel settembre 1866, da cui derivò una proposta: “otto ore come limite legale dell’attività lavorativa”.
A sviluppare un grande movimento di lotta sulla questione delle otto ore furono soprattutto le organizzazioni dei lavoratori statunitensi. Lo Stato dell’Illinois, nel 1866, approvò una legge che introduceva la giornata lavorativa caratterizzata proprio dalle otto ore, ma con limitazioni tali da impedirne l’estesa ed effettiva applicazione. Due anni prima, nell’ottobre del 1884 la Federation of Organized Trades and Labour Unions ( federazione dei mestieri organizzati e dei sindacati) indicò nel 1 Maggio 1886 la data limite, a partire dalla quale gli operai americani si sarebbero rifiutati di lavorare più di otto ore al giorno.
L’episodio che ha ispirato la data in cui si celebra la Festa del lavoro, avvenne proprio in quei giorni a Chicago il 1° maggio del 1886. Quel giorno era stato indetto uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti con il quale gli operai rivendicavano migliori e più umane condizioni di lavoro: a metà ottocento non era raro che si lavorasse anche 16 ore al giorno, la “sicurezza” non era neppure contemplata e i morti sul lavoro erano cosa di tutti i giorni.
La protesta andò avanti per tre giorni e il 4 maggio culminò letteralmente con una battaglia cruenta tra i lavoratori in sciopero e la polizia di Chicago: undici persone persero la vita in quello che sarebbe passato alla storia come il massacro di Haymarket, la piazza del mercato delle macchine agricole, durante la quale morirono altre persone – sia manifestanti che agenti – a causa di un attentato esplosivo.
Gli organizzatori della manifestazione del 1 maggio vennero arrestati e processati. Sette di loro furono condannati a morte, con prove molto traballanti o inesistenti, ma due condanne furono trasformate in ergastoli dal governatore dell’Illinois. Un condannato a morte si uccise in prigione il giorno prima dell’esecuzione. Altri quattro furono uccisi, e secondo le cronache dell’epoca cantarono la Marsigliese prima di morire.
L’idea di una celebrazione da collocare in una data simbolica nasce nel 1889 a luglio, a Parigi.
Il congresso della Seconda Internazionale, riunito in quei giorni a Parigi lancia l’idea e la data, la scelta cade sul 1 maggio, che nel 1886 cadeva di sabato, allora giornata lavorativa, ma in dodicimila fabbriche degli Stati Uniti 400 mila lavoratori incrociarono le braccia. Nella sola Chicago scioperarono e parteciparono al grande corteo in 80 mila.
Tutto si svolse pacificamente, ma nei giorni successivi scioperi e manifestazioni proseguirono e nelle principali città industriali americane la tensione si fece sempre più acuta. Il lunedì la polizia fece fuoco contro i dimostranti radunati davanti ad una fabbrica per protestare contro i licenziamenti, provocando quattro morti. Per protesta fu indetta una manifestazione per il giorno dopo, durante la quale, mentre la polizia si avvicinava al palco degli oratori per interrompere il comizio, fu lanciata una bomba. I poliziotti aprirono il fuoco sulla folla. Alla fine si contarono otto morti e numerosi feriti. Il giorno dopo a Milwaukee la polizia sparò contro i manifestanti (operai polacchi) provocando nove vittime. Una feroce ondata repressiva si abbatté contro le organizzazioni sindacali e politiche dei lavoratori, le cui sedi furono devastate e chiuse e i cui dirigenti vennero arrestati. Per i fatti di Chicago furono condannati a morte otto noti esponenti anarchici malgrado non ci fossero prove della loro partecipazione all’attentato. Due di loro ebbero la pena commutata in ergastolo, uno venne trovato morto in cella, gli altri quattro furono impiccati in carcere l’11 novembre 1887. Il ricordo dei “martiri di Chicago” era diventato simbolo di lotta per le otto ore e riviveva nella giornata dedicata proprio agli eventi tragici: il 1 Maggio.
Il 1° maggio 1891 conferma la straordinaria presa di quell’appuntamento e induce la Seconda Internazionale a rendere permanente quella che, da lì in avanti, dovrà essere la “festa dei lavoratori di tutti i paesi”. Inizia così la tradizione del 1°maggio, un appuntamento al quale il movimento dei lavoratori si prepara con sempre minore improvvisazione e maggiore consapevolezza.
Il 1°maggio 1919 i metallurgici e altre categorie di lavoratori possono festeggiare il conseguimento dell’obiettivo originario della ricorrenza: le otto ore.
Nel giro di due anni però con l’arrivo di Benito Mussolini la situazione cambia drasticamente. Il duce infatti proibisce la celebrazione del 1°maggio.
Durante il fascismo la Festa del lavoro viene spostata al 21 aprile, giorno del cosiddetto Natale di Roma; una scelta compiuta per farle perdere valore e significato, mentre il 1 maggio assume una connotazione quanto mai “sovversiva”, divenendo occasione per esprimere in forme diverse – dal garofano rosso all’occhiello alle scritte sui muri, dalla diffusione di volantini alle bevute in osteria – l’opposizione al regime.
Nel 1947 in Italia si ritorna a celebrare quella data, funestata da un episodio di autentica barbarie perpetrato da Salvatore Giuliano e i suoi uomini che in Sicilia compiono la strage di Portella della Ginestra, facendo fuoco contro i lavoratori che assistono ad un comizio, rimette in circolo il valore di quella data.
L’anno dopo, nel 48 entra in vigore la costituzione italiana, il cui articolo 1 diventa l’architrave della repubblica e recita così: L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione” . Il riferimento al lavoro era stato fortemente voluto da Aldo Moro, all’epoca appena trentenne e il primo maggio viene raccontato così dal cinegiornale dell’epoca.
Le piazze diventano lo scenario della profonda spaccatura che, di lì a poco, porterà alla scissione sindacale. Bisognerà attendere il 1970 per vedere di nuovo i lavoratori di ogni tendenza politica celebrare uniti la loro festa.
Le trasformazioni sociali, il mutamento delle abitudini ed anche il fatto che al movimento dei lavoratori si offrono altre occasioni per far sentire la propria presenza, hanno portato al progressivo abbandono delle tradizionali forme di celebrazione del 1°maggio. Specie oggi in epoca covid. Anche il cinema ha partecipato attivamente alla lettura e ala narrazione dei temi lavoro, con capolavori come Tempi mderni e Fronte del porto, registi dedicati come Ken Loach, con film coraggiosi come “Mi piace lavorare” con Nicoletta Braschi” o impietosi ed efficaci come il francese: “in guerra” con Vincent Lindon
Oggi il primo maggio è una grande manifestazione unitaria che esaurisce il momento politico e si abbina ad un concerto rock che dal 1990 le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil organizzano rispettando lo spirito della festa. Il tema del lavoro è immenso ma è un bene che questa giornata pulsi e cresca nel suo significato, guardando ad un passato in cui non esistevano diritti e rivolgendosi ad un futuro dove questi muteranno ma quello che importa è che i diritti di ogni lavoratore sopravvivano e migliorino.


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