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27 giugno 1980. L’aereo Dc 9 Itavia IH870 parte con ritardo dall’aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna. Il suo arrivo a Palermo è previsto intorno alle 21, ma il velivolo non atterrerà mai.
27 giugno 1980, cade di venerdì. Aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna. Sono le 17,30.
Il caldo quasi non si sente, un forte temporale rinfresca l’aria, pioggia d’estate, nulla di più.. I bocchettoni dell’aria condizionata raffreddano il salone dell’aeroporto. I taxi scaricano passeggeri con valigie e pacchi. Sembrano non avere fretta alcuna. L’orario di partenza previsto del DC9 IH 870 dell’Itavia per la tratta Bologna-Palermo è fissato alle 18,15. Chi legge un giornale, chi si guarda intorno, chi si reca al duty free. Un profumo, una stecca di sigarette, l’ultimo settimanale, il libro, il quotidiano che non si è potuto leggere al mattino.
Luigi Andres è un medico dentista.E’ con lui Cinzia Benedetti, appena laureata in lingue all’Università di Pavia. Francesco Baiamonte commercia in carni. Paola Bonati amministra la società Emir. Alberto Bonfietti, insegnante di scuola media a Mantova, giornalista del quotidiano Lotta Continua. Alberto Bosco si occupa di macchinari per l’estrazione del marmo come Andrea Guarano. Maria Vincenza Calderone torna nella sua casa a Palermo. Giuseppe Cammarata è un carabiniere, proprio come Giacomo Guerino. Arnaldo Campanini è un esperto di macchine per l’industria alimentare. Antonella Cappellini é avvocato. Accanto a lei c’è Guelfo Gherardi e molte altre persone.
Nomi comuni, volti che puoi incontrare al supermercato, al bar, allo stadio di domenica, vicini di tavolo in una trattoria, ad un concerto. Nomi, cognomi e mestieri.
Il Dc 9 dell’Itavia IH870 é come un mulo. Di chilometri ne deve avere fatti molti prima di quel giorno. L’aereo ha volato per tutto il giorno, ma gode comunque di buona salute. L’aereo imbarca i passeggeri all’aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna-Borgo Panigale. E’ la sua ultima fatica. L’aereo é terra. Poi diventerà aria e cielo.
20,08. Il volo DC9 Itavia decolla da Bologna con centotredici minuti di ritardo. La torre di controllo gli ha già assegnato un numero di identificazione:IH870. Sale sull’aerovia Ambra 12. 20,26. Il volo del DC 9 sembra inarrestabile. Il pilota comunica ancora con il radar del centro di controllo di Ciampino. Per raccontare il viaggio del DC 9 ci viene incontro il teatro civile di Marco Paolini.
20,40. L’aereo giunge all’altezza di Roma, è spostato leggermente ad est sull’incrocio tra l’Ambra 14 e la Green 23. Per le carte militari aeronautiche il punto si chiama Puma. Vira a destra, abbandona l’Ambra 14 e taglia verso il mare, sorvola Pratica di Mare ed è sopra la lunga distesa di acqua. Mar Tirreno. 20,44.
20,50. Il DC9 è sull’isola di Ponza, la sorvola ed imbocca l’aerovia Ambra 13 che va giù fino a Tripoli, passando per Palermo Punta Raisi dove l’aereo è atteso per le 21,13. Roma Radar vede l’aereo passare leggermente spostato ad Ovest dell’isola.
Punto Condor. Sono le 20,59. Il Pilota forse vede qualcosa di inverosimile, lo stupore, la lingua piegata sul palato, neanche una frase, le mani che non rispondono, nemmeno il cervello, la radio proprio non riesce ad attivarla. La paralisi. Una frazione di secondo. Un attimo.
Il Dc 9 sparisce dai radar,sepolto ad oltre 3 mila metri negli abissi del mare Tirreno.Nei siti radar c’é agitazione. In questa registrazione inedita che potete trovate sul sito che ho realizzato insieme al collega Fabrizio Colarieti stragi80.it si può ascoltare la conversazione tra la sala operativa di Licola (in codice Barca, e il centro di Marsala).
Intanto gli operatori di Ciampino tentano di chiamare l’ambasciata americana.
Sempre in quelle ore concitate Martina Franca chiama il sito di Licola,Barca.
A distanza di molti anni si conoscono numerosi particolari dell’abbattimento del DC 9 IH870 dell’Itavia. Una verità racchiusa in 5 mila pagine nella sentenza ordinanza del giudice romano Rosario Priore. Nessun cedimento strutturale, nessuna bomba scoppiata a bordo. L’ indagine accerta invece la presenza di velivoli militari italiani, francesi e americani, con il transponder spento, tutti impegnati in un’esercitazione militare lungo l’autostrada del cielo percorso dal DC9.
Si andrà avanti fino al processo dove generali dell’aeronautica e vertici dei servizi segreti sono stati assolti in via definitiva per i gravi depistaggi sulla strage.
19 anni di accertamenti. 4 anni di istruttoria. 2 milioni di atti giudiziari, perizie e controperizie. I giudici assolvono i generali Tascio e Melillo, prescrivono l’imputazione specifica per i generali Ferri e Bartolucci, e li assolvono dal reato di alto tradimento. Secondo l’accusa, Bartolucci, Capo di Stato maggiore all’epoca del disastro, e il suo vice Ferri, non avrebbero comunicato al Governo l’informazione dell’analisi del radar Marconi, (in cui si rilevava la probabile presenza di aerei non identificati nei pressi del Dc9), e il contenuto di una nota nella quale si faceva riferimento al possibile ruolo di altri aerei militari coinvolti nel disastro.
Il 10 settembre 2011, una sentenza emessa dal giudice civile Paola Proto Pisani ha condannato i ministeri della Difesa e dei Trasporti al pagamento di oltre 100 milioni di euro in favore di 42 familiari delle vittime della Strage di Ustica.
Le conclusioni del giudice di Palermo escludono che una bomba fosse esplosa a bordo del DC-9, affermando bensì che l’aereo civile fosse stato abbattuto durante una vera e propria azione di guerra.
Il 28 gennaio 2013 la Corte di Cassazione, nel respingere i ricorsi dell’avvocatura dello Stato ha confermato la precedente condanna, condividendo che il DC-9 Itavia fosse caduto non per un’esplosione interna, bensì a causa di un missile o di una collisione con un aereo militare. I competenti ministeri furono dunque condannati a risarcire i familiari delle 81 vittime per non aver garantito, con sufficienti controlli dei radar civili e militari, la sicurezza dei cieli.
Il 28 giugno 2017 un ulteriore ricorso dell’avvocatura dello Stato è stato rigettato dalla Corte d’Appello di Palermo, che ha nuovamente additato a causa dell’incidente un atto ostile perpetrato da un aereo militare straniero, americano o francese, anche se non ancora identificato.
Chi c’era in quell’aereo? E’ una delle domande che si é posto per anni Andrea Purgatori,giornalista del Corriere della Sera. Dal suo lavoro di inchiesta è stata elaborata la sceneggiatura del film “Il muro di gomma” di Risi.
41 anni dal giorno del disastro. Un tempo interminabile che per i familiari delle vittime si é consumato attendendo una verità. Tra rabbia, sconforto, speranza e disillusione. Daria Bonfietti aveva un fratello sul Dc9. Oggi presiede l’associazione dei familiari delle vittime.
27 giugno 1980. Poco dopo le 21. A quell’ora Bob Marley saliva sul palco dello stadio di San Siro di Milano e incantava 100 mila ragazzi. A 1200 chilometri più a sud si consumava una strage.
Itavia 870,Do you read? Terminano così le chiamate verso il Dc9. Quell’aereo sorvolava l’Italia in una giornata di sole. Portava persone che volevano soltanto vivere. In molti a Palermo li aspettavano. Dall’aereo non sono mai scesi. 27 giugno 1980. Quel giorno, la nostra coscienza nazionale é sprofondata negli abissi del Mar Tirreno.
Ascolta “Gli Occhi della Storia” a cura di Daniele Biacchessi, ogni giorno su www.giornaleradio.fm