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8 Marzo Festa della Donna, Auguri Signore!
Ma è solo una festa commerciale? Una bella occasione per farsi regalare dei fiori e cioccolatini? Direi di no! Ecco cosa molti dimenticano di questa ricorrenza…
L’8 marzo si celebra La Giornata internazionale dei diritti della donna, erroneamente chiamata festa della donna. Ufficialmente istituita dall’ONU nel 1977, la celebrazione dell’8 marzo è volta a ricordare le conquiste sociali e i progressi in ambito economico, politico e culturale raggiunti dalle donne in tutto il mondo.
Questo riconoscimento si basa su un principio universale che prescinde da divisioni, siano esse etniche, linguistiche, culturali, economiche o politiche.
Ma in questa data si ricordano anche le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto oggi in tutto il mondo.
Quest’ultima è una piaga così dilagante che nel 1999 l’Onu decide di istituire una giornata che parli solo di questo problema e designa nel 25 novembre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Sul finire del’800 e inizio del ‘900 fervono le manifestazioni per l’equiparazione salariale e per il diritto al voto, ma la prima volta in cui si iniziò a parlare concretamente della “Giornata internazionale della donna” fu a Stoccarda al congresso socialista del 1907.
Al congresso partecipavano i più importanti marxisti dell’epoca, tra cui Lenin, Rosa Luxemburg e una delle attiviste per i diritti femminili più famose, Clara Zetkin, che dal 1891 al 1917 diresse il quotidiano femminile del SPD Die Gleichheit (ovvero, Uguaglianza). Tra i molti temi si discusse anche della questione femminile e della rivendicazione del voto alle donne.
Parallelamente, alle prime proposte delle militanti anticapitaliste europee, nel 1909 nacque negli Stati Uniti, per volontà del partito socialista americano, il Woman’s Day. Tra le attiviste spiccava Corinne Brown, di cui ascoltiamo le parole riportate nel documentario 8 marzo una storia lunga un secolo dell’Unione Femminile Nazionale.
Le celebrazioni furono interrotte in tutti i paesi belligeranti negli anni della Prima guerra mondiale. Fu poi soprattutto la Russia a fare da propulsore alla celebrazione: l’8 marzo 1917 (o 23 febbraio secondo il calendario gregoriano) le donne di San Pietroburgo dichiararono sciopero e organizzarono una grande manifestazione per chiedere la fine della guerra e ottenere il ritorno dei loro uomini in patria.
Quella giornata ebbe un effetto esplosivo, dando vita a una serie di ulteriori manifestazioni: viene infatti considerata l’inizio della Rivoluzione russa di febbraio che portò alla caduta dello zar.
Per anni l’8 marzo russo diventò la “Giornata internazionale dell’operaia”.
Le Parole della rivoluzionaria russa Aleksandra Kollontaj, che avete appena ascoltato e tutta l’origine storica, fortemente legata alla politica è stata però occultata nel corso del tempo dalle versioni alternative, più o meno fantasiose, che anche i media hanno preso a diffondere.
In particolare, la più celebre è quella che probabilmente averte sentito tutti, secondo la quale l’8 marzo sarebbe di fatto una commemorazione funebre. In quella data, secondo alcuni, si sarebbe verificato un incendio in una fabbrica di camicie di New York, che avrebbe provocato la morte di 146 lavoratori, di cui 123 donne – soprattutto immigrate, italiane ed ebree.
Possiamo dire che L’incendio è avvenuto davvero, ma non in quella data. Infatti, la fabbrica Triangle è andata in fiamme il 25 marzo 1911. Questo errore storico ha avuto molta fortuna e tuttora capita di sentirla citare, Sentiamo in merito Marisa Ombra dell’Unione Donne in Italia i primi tentativi di introdurre un giorno dedicato alla donna in Italia risalgono al 1922, ma è solo dopo la fine del regime fascista e il termine della Seconda guerra mondiale, tra l’aprile e il maggio 1945, che effettivamente la giornata è stata fissata sul calendario delle ricorrenze.
A chiederne l’introduzione è l’UDI (Unione Donne in Italia), formato da militanti del PCI, del PSI, del Partito d’Azione e della Sinistra Cristiana. La prima volta che viene celebrata in tutta Italia è l’8 marzo del 1946.
Sebbene in ritardo di decenni rispetto ad altri paesi, anche da noi quella data all’inizio è stato un giorno di lotte e rivendicazioni. Era così negli anni ’50, e distribuire la mimosa era ritenuto un gesto che “turbava l’ordine pubblico” e i banchetti delle militanti venivano denunciati per “occupazione del suolo pubblico”.
Ed È stato così, almeno fino al femminismo degli anni ’70.
I cartelli delle manifestati chiedevano la legalizzazione dell’aborto e la liberalizzazione dell’omosessualità. Quelle scritte ritenute intollerabili e le parole delle manifestanti che dissero ai poliziotti noi siamo venute disarmate perché non abbiamo paura di voi, provocarono la carica degli agenti che presero a manganellate le femministe, disperdendole e ferendone diverse.
la saggista e linguista Alma Sabatini – che nel 1987 pubblicherà il celebre le Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana – finisce all’ospedale.
Disse, Sembrò di essere tornati indietro di cento anni, quando le suffragette inglesi venivano percosse dai poliziotti perché chiedevano il voto.
La lotta ai diritti della donna degli anni ’70 porterà le istituzioni in molte parte del mondo a prendere in considerazione le rivendicazioni femminili. nel 1975 ha luogo la prima conferenza mondiale della donna, nel 1979 viene redatto il CEDAW: La Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne questo è il più importante strumento internazionale giuridicamente vincolante in materia di diritti delle donne, e definisce “discriminazione contro le donne”: “ogni distinzione, esclusione o limitazione basata sul sesso, che abbia l’effetto o lo scopo di compromettere o annullare il riconoscimento, il godimento o l’esercizio da parte delle donne, indipendentemente dal loro stato matrimoniale e in condizioni di uguaglianza fra uomini e donne, dei diritti umani e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale, culturale, civile, o in qualsiasi altro campo”.
La Convenzione indica moltissime misure per eliminare la discriminazione:
dal diritto al lavoro ai diritti nel lavoro (art.11);
dai diritti relativi alla salute e alla pianificazione familiare (art.12)
all’eguaglianza di fronte alla legge (art. 15), nella famiglia e nel matrimonio (art.16), nell’educazione e nell’istruzione (artt. 5 e10),
nella partecipazione alla vita politica (artt. 7 e 8),
nello sport,
nell’accesso al credito (art.13),
nella concessione o perdita della nazionalità (art. 9).
Gli stati che ratificano la Convenzione CEDAW si impegnano non solo ad adeguare ad essa la loro legislazione, ma a eliminare ogni discriminazione praticata da “persone, enti e organizzazioni di ogni tipo”, nonché a prendere ogni misura adeguata per modificare costumi e pratiche consuetudinarie discriminatorie.
Sebbene siano molte le conquiste ottenute dalla donne e la Giornata internazionale della donna sia l’occasione per ricordare tutti quei momenti in cui le donne avevano capito come organizzarsi per inserirsi nelle dinamiche politiche, modificandole, molto resta da fare e proprio L’ONU invita da anni ad operare affinché nel mondo si possa raggiungere una effettiva parità di genere entro il 2030.
Le parole pronunciate nei primi anni del ‘900 dalla giornalista e scrittrice, attivista ed editrice di The Socialist Woman, Josephine Conger-Kaneko, sembrano più che mai attuali.
L’8 Marzo è un giorno carico di responsabilità per il futuro e soprattuto di storia. Ci ricorda le conquiste di donne che si sono battute per i loro diritti, ed Ecco perché non bisogna confonderla con una ricorrenza commerciale svuotata di senso.