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GLI OCCHI DELLA STORIA

Charlie Hebdo | Gli Occhi della Storia

today7 Gennaio 2023 25

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L’attentato a Charlie Hebdo, una rivista di satira francese nel cuore di Parigi, è un episodio plateale che appartiene all’escalation del terrorismo nata dallo scontro tra due mondi. Il mondo fondamentalista da una parte e la democrazia dall’altra.
Il pretesto era legato ad una serie di vignette su Maometto che fin dal 2006 avevano portato ad attentati alla sede del periodico e una stretta vigilanza della sede da parte della polizia.
Prima di quel 7 gennaio 2015 la recrudescenza del terrorismo si era manifestata in particolare in Canada, Australia e la stessa Francia, creando già un senso di disagio tra la comunità.
Quel giorno di gennaio alle 11:30 i terroristi armati entrano nella sede di Charlie Hebdo prendendo in ostaggio una disegnatrice e costringendola a rivelare il codice per entrare nella redazione.
Una volta entrati urlano il consueto Allāhu Akbar, sparano a tutti e lasciano 12 vittime.
La fuga dei terroristi entra nella storia per il protagonismo degli assassini che cercavano pubblicità, gloria e sangue, compiendo altri gesti ìnfami, come l’uccisione di un poliziotto a terra, anche se era un gesto gratuito e l’uomo si chiamava Ahmed Merabet, brigadiere di fede musulmana.
I due terroristi ancora senza nome scappano, le televisioni trasmettono quelle immagini e tutto il mondo osserva con orrore mentre la polizia cerca di catturarli.
I due giorni che seguono sono carichi di tensione e morte, qui ricostruiti dal TG2

Dal 2001 in avanti il terrorismo ha raggiunto lo scopo di terrorizzare ma soprattutto di creare imbarazzo e diffidenza. Per quanto si tratti di un attentato anomalo, proprio gli obbiettivi: dei vignettisti, ovvero artisti, intellettuali, non decisori politici, non soldati, nessuno che possa essere un reale pericolo per chi pretende di portare avanti una qualunque causa, crea nelle prime reazioni un sentimento di rabbia e di smarrimento.
Le vittime infatti sono persone straordinarie, di grande talento, uccise in modo bestiale.

La caccia intanto va avanti anche il 9 gennaio, con i terroristi in fuga che, apprenderemo quasi subito, sono fratelli e si chiamano Kouachi.

Le inquadrature delle televisioni di tutto il mondo ritraggono il supermercato, la consapevolezza che da un momento all’altro potrebbe accadere qualcosa, spinge milioni di persone a seguire con apprensione le riprese di un’azione imminente. Questa è la testimonianza di una famiglia salernitana. Parla Antonio Trotta residente in Francia da tanti anni con la famiglia, il quale abita vicino alla zona e racconta dei terroristi asserragliati con gli ostaggi.
I due fratelli Kouachi vengono uccisi nel pomeriggio durante l’irruzione nella tipografia dove si erano asserragliati.
L’altro terrorista, Amedy Coulibaly, barricato nel supermercato Kosher, viene ucciso all’interno del supermarket dove teneva gli ostaggi. La prima ad essere colpita è una cassiera di soli 21 anni, ammazzata davanti a tutti per essere di religione o di origine ebraica, proprio come le altre vittime.
Il fanatico fa in tempo a cancellare altre tre vite, con la minaccia di uccidere anche un bimbo di pochi mesi nel supermercato.
La compagna di Coulibaly, Hayat Boumedienne, 26 anni, viene ricercata per essere interrogata come persona informata sui fatti, ma lei fugge e dal 2 gennaio 2015 vive in clandestinità per sfuggire alla condanna a 30 anni per associazione a delinquere finalizzata al terrorismo, coperta probabilmente dallo Stato Islamico.
L’epilogo porta con sé polemiche furibonde che non risparmiano nessuno, a partire dai servizi segreti francesi che, come quelli americani nel 2001, sembrano colpevoli di un incredibile approssimazione, come sostiene il giornalista Carlo Panella

Lo sostiene anche Andrea Marcelletti Consigliere per le Politiche di Sicurezza e di Contrasto al Terrorismo del Ministro della Difesa.

Dietro ma anche ai lati di questo attentato ci sono sospetti, come sempre del resto, perché non è facile credere che, nonostante le tante informazioni, non si riesca a impedire preventivamente un evento del genere.
L’idea è sempre che ci sia un complotto di mezzo, suggerendo implicitamente che si preferisca fingere di non sapere per avere il pretesto di fare delle azioni con interesse strategico. Lo si dice in ogni occasione, da Pearl Harbor all’attacco alle Torri Gemelle ma il tema è anche quello di una manipolazione dell’odio, diretto, guidato da Stati che speculano su questo sentimento per spingere migliaia di potenziali pedine a fungere da martiri, convinti come sono che uccidere chiunque sia persino un atto di eroismo. Sempre Carlo Panella sostiene come dietro ci sia una leva che parte da una cultura estremista degli stessi tribunali di quei Paesi

I giorni che seguono creano un dibattito internazionale sulle origini del male, sulle cause che spingono gli estremisti a uccidere indiscriminatamente, privandosi di quel residuo di umanità e immolandosi per una causa che non rappresenta l’Islam. Per giorni e purtroppo anche i mesi seguenti, assisteremo ad altri episodi gravissimi, ancora più sanguinari che creano solo confusione e un corto circuito dell’informazione. Si sprecano le inchieste e si comprende solo che Al Qaeda è il nemico e che si tratta un movimento paramilitare.
Si cerca di educare a non confondere tra il sostantivo islamista da islamico, che ha un significato diverso ma il nocciolo della questione è che l’attentato a Charlie Hebdo, al supermercato Kosher e tutti i morti che vengono lasciati a terra sono il risultato di un’intolleranza.
C’è tanta prudenza, forse troppa nel distribuire responsabilità ed essere politicamente corretti, così tocca paradossalmente proprio alla satira, danneggiata gravemente dalla strage, dire cose che la politica non sa dire, come dimostra Maurizio Crozza che usa una dichiarazione di Hilary Clinton per riassumere i fatti, una dichiarazione tanto limpida, lucida e nello stesso tempo spiazzante

I finanziamenti destinati a pedine che servano a fini strategici, qualcosa che i romanzi di Philip Roth, Robert Ludlum o Tom Clancy hanno sempre descritto. Anche il cinema con Nessuna verità di Ridley Scott o Fair Game con Sean Penn e Naomi Watts, hanno mostrato impietosamente vicende reali, descrivendo fatti che una parte dell’opinione pubblica americana ha sempre cercato di screditare o ridurre ai minimi termini.
In fondo nella percezione comune un libro resta tale, a maggior ragione un film.
Eppure da tempo è noto come le politiche dei grandi Stati considerino utili determinati piani. Un giorno sono gli Stati Uniti che arruolano uomini trasformandoli in soldati contro i loro nemici, un altro è la Russia che gestisce i profughi bielorussi ammassati a ridosso della frontiera polacca, lettone e lituana.
Così, dopo aver usato degli uomini per uno scopo, altri ne approfittano subito dopo per adulterare le menti con la religione, gli danno una motivazione e un nemico e questi esseri, privi di consapevolezza e di interesse per la stessa propria vita, uccidono con entusiasmo.
In seguito arriveranno le decapitazioni viralizzate sui youtube, sfruttando l’ambiguità degli amministratori dei social, i video promozionali di Al Qaeda e l’Isis e altre forme di condizionamento.
Charlie Hebdo è stato un episodio fragoroso nel quale l’Occidente ha finalmente iniziato a domandarsi se i propri principi si siano indeboliti, semplicemente perché ci siamo abituati ad essi e ora ha scoperto la propria vulnerabilità di fronte ad un nemico primitivo, manipolato da altri Paesi.
Urlare e manifestare in piazza Je suis Charlie è stato una reazione umana ed emotiva ma da quei giorni i centri delle città sono blindati, le piazze controllate, le forze di sicurezza aumentate ovunque e la diffidenza è diventata un sentimento comune usato strumentalmente da altre forze politiche. Tutti usano tutti e i terroristi, spesso giovani facilmente manipolabili, sono le perfette armi di distruzione, troppo vuoti, senza strumenti culturali e una cieca obbedienza che abbiamo imparato a conoscere sotto il nome fin troppo nobile di terrorismo.

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