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GLI OCCHI DELLA STORIA

La Strage di Bataclan | Gli Occhi della Storia

today13 Novembre 2022

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A cura di Daniele Biacchessi

Questa è una storia dolorosa e commovente. È la storia di una ragazza di 28 anni, andata via dall’Italia, arrivata a Parigi per studiare e poi uccisa il 13 novembre 2015 durante l’attacco terroristico nel tempio del rock, il Bataclan. Questa è la storia di Valeria Solesin, studentessa, colpita a morte mentre ascoltava musica insieme ad altre 130 persone. 350 feriti.

È il 2015. Valeria Solesin, sta svolgendo un dottorato in demografia all’Idem (l’istituto di Demografia), dell’Università della Sorbona Parigi 1. Ha 28 anni, viene da Venezia. È in Francia dal 2011. Un volto solare, sempre attenta ai più deboli, ai bisognosi. Fa volontariato attivo con Emergency. Viene già definita dagli amici come “uno dei cervelli in fuga dall’Italia”. Dopo aver conseguito la laurea a Trento con una tesi sulle madri lavoratrici, si trasferisce a Parigi per il dottorato in demografia. Nell’ateneo francese si occupa di temi legati alla famiglia e ai bambini, oltre alla comparazione sociologica tra sistema francese e italiano. Il 13 novembre 2015 si trova al Bataclan dove è in cartellone il concerto dei Eagles of Death Metal. Si trova lì con il fidanzato, Andrea Ravagnani, la sorella di questi, Chiara, entrambi trentini, e il fidanzato di quest’ultima, il veronese Stefano Peretti. Deve essere una serata di divertimento e passione, ma non andrà così.

Dall’inizio del 2015 la Francia viene colpita da numerosi attentati terroristici di matrice islamica, compiuti da affiliati o sostenitori di Al-Qaida e dello Stato Islamico. Tra il 7 e il 9 gennaio vengono attaccati gli uffici del giornale satirico Charlie Hebdo, a Parigi, e il supermercato kosher Hyper Cacher, a Porte de Vincennes. Negli assalti, compiuti dai fratelli Kouachi e da Amedy Coulibaly, rimangono uccise diciassette persone.
Da quel momento inizia una catena di attentati su larga scala.
Il 3 febbraio 2015 tre militari vengono accoltellati a Nizza da Moussa Coulibaly, cittadino francese di origine africana.
Il 19 aprile una donna, Aurélie Châtelain, viene assassinata dallo studente algerino Sid Ahmed Ahlam, durante attacchi a due chiese di Villejuif, a Parigi, e alla Basilica del Sacro Cuore.
Il 26 giugno, a Saint-Quentin-Fallavier, nel sud-ovest del Paese, il trentacinquenne di origini marocchine Yasmin Salhi uccide e decapita il proprio datore di lavoro, poi si fa un selfie con la testa mozzata della vittima ed invia la fotografia a un numero canadese tramite WhatsApp; in seguito, tenta di distruggere una fabbrica di gas con un furgone imbottito di bombole esplosive.
Il 13 luglio quattro giovani di età compresa tra i 16 e i 23 anni, tra cui un ex-militare, progettano l’assalto contro l’installazione militare di Fort Béar di Port-Vendres, nei Pirenei Orientali.
Il 21 agosto, su un treno ad alta velocità proveniente da Amsterdam e diretto a Parigi, tre militari americani in borghese ed un cittadino britannico, tutti in vacanza, bloccano un terrorista, il ventiseienne Ayoub El Khazzani, mentre sta per aprire il fuoco con un kalashnikov. Nel tentativo di immobilizzarlo, tre persone rimangono ferite.
Infine, il 29 ottobre viene scongiurato un altro attentato contro alcuni soldati della Marina Francese a Tolone, nel dipartimento di Var. Questo è il clima che precede l’attacco contro la discoteca Bataclan a Parigi

È una lunga notte quella che inizia alle 21,20 del 13 novembre 2015. La prima esplosione avviene davanti al ristorante Events nei pressi dell’ingresso D dello Stade de France, in zona Saint-Denis, venti minuti dopo l’inizio della partita amichevole fra le nazionali di calcio di Francia e Germania. Per non aggravare la tensione, la partita prosegue; a causa dell’esplosione vi fu un morto, Manuel Dias, più l’attentatore, identificato col nome di battaglia di Ukashah Al-Iraqi.
Cinque minuti dopo, alle 21,25, la scena si sposta nei pressi dei due ristoranti Le Carillon, su Rue Alibert e Le Petit Cambodge, su Rue Bichat. Quattro terroristi a bordo di una SEAT León nera, sparano all’incrocio con i loro AK-47 esplodendo circa 100 proiettili, inneggiando alla Siria e all’Iraq e urlando in lingua araba: “Allahu Akbar!” (13 morti e 10 feriti gravi).
Alle 21,30 c’è la seconda esplosione davanti a un fast food Quick nei pressi dell’ingresso H dello Stade de France, in zona Saint-Denis. Muore l’attentatore. Due minuti dopo avviene la seconda sparatoria nei pressi del Café Bonne Bière e della pizzeria Casa Nostra, in Rue de la Fontaine au Roi. 5 morti, 8 feriti. La terza sparatoria è delle 21,36 sparatoria davanti al ristorante La Belle Équipe, nei pressi di rue de Charonne, nell’XI arrondissement (21 morti e 9 feriti).

Il Bataclan di Parigi è il luogo simbolo dei concerti rock. Quella sera suonano gli eagles of Death Metal. Lo spettacolo è iniziato alle 20,45 e nella sala ci sono 1500 spettatori. Tutto avviene in soli otto minuti. Un commando assalta il Bataclan da più punti con zaini porta-caricatori, AK-47, di un fucile a pompa, alcune bombe a mano e cinture esplosive. Sparano ovunque contro inermi, nel fuggi fuggi generale i terroristi uccidono 90 persone ne feriscono centinaia. Daniel Psenny, un giornalista di Le Monde che abita al lato del teatro a Saint-Pierre Amelot, si affaccia alla finestra del suo appartamento e riprende con uno smartphone gli spettatori che fuggono attraverso le uscite di sicurezza del Bataclan.

Mentre gli attacchi sono ancora in corso, in un discorso televisivo il presidente francese François Hollande ha dichiarato lo stato di emergenza in tutta la Francia e annunciato la chiusura temporanea delle frontiere.

29 giugno 2022. La sentenza della Corte d’Assise speciale del maxi-processo per gli attentati del 13 novembre 2015 riconosce colpevoli quasi tutti gli imputati, 19 su 20, con l’ergastolo a Salah Abdeslam, l’unico sopravvissuto del commando di jihadisti che quella notte causò 130 morti e 350 feriti. Il trentaduenne belga-marocchino è stato condannato come co-autore degli attacchi. Abdeslam aveva spiegato di aver rinunciato a far esplodere la sua cintura esplosiva “per umanità” ma i magistrati non gli hanno creduto, preferendo la versione di un meccanismo difettoso. La sentenza per i più cruenti attentati dal dopoguerra farà giurisprudenza: viene riconosciuta per diversi imputati la “participation à association de malfaiteurs terroriste”, l’equivalente di associazione a delinquere con finalità di terrorismo. Nel caso di Abdeslam è stata applicata la pena più pesante del codice penale: l’ergastolo “reale” che rende impossibile chiedere qualsiasi sconto di pena. Solo qualche mese prima, nella stessa aula giudiziaria, Luciana Milani, la madre di Valeria Solesin si rivolgeva indirettamente ai terroristi. “Cosa rappresentano per loro questi 130 morti, i morti che noi piangiamo e che per motivi a noi misteriosi sono diventati il loro bersaglio? Chiedo agli imputati di rispondere ed esprimere il loro pensiero”. La memoria di Valeria Solesin è ancora viva.

Per la serie GLI OCCHI DELLA STORIA, “La Strage di Bataclan”, di Daniele Biacchessi, in formato podcast su tutte le piattaforme a partire dalle 6 del 13 novembre.
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