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A cura di Ferruccio Bovio
In passato, ci è capitato di domandarci, di sfuggita, che cosa mai potesse rappresentare la scritta “Enola Gay”, impressa sulla fusoliera del bombardiere americano che il 6 agosto del 1945 sganciò la bomba atomica su Hiroshima. Tuttavia, dal momento che abbiamo smesso di giocare ai soldatini da diversi decenni e che, comunque, ci siamo sempre interessati pochissimo alle cose militari, dobbiamo confessare che, almeno fino all’altro ieri, il significato di queste due paroline – che, abbinate fra di loro, potevano forse farci pensare ad una bibita frizzante – ci era sempre rimasto del tutto ignoto. Per fortuna che adesso a svelare finalmente il mistero è intervenuta addirittura una surreale decisione del Pentagono, grazie alla quale abbiamo scoperto che Enola Gay non era un surrogato della Coca Cola, ma era invece una signora in carne ed ossa e: più precisamente, la mamma del colonnello Paul Tibbets, pilota del micidiale velivolo. Un originale nome femminile, “Enola”, accompagnato ad un cognome “Gay” che però oggi, negli Stati Uniti, è evidentemente caduto in disgrazie, visto che il Dipartimento della Difesa si è spinto fino al punto di ordinare la cancellazione, dal suo archivio ufficiale, della foto in cui, in bella posa, è raffigurato proprio l’equipaggio dell’aereo in questione, con affissa l’etichetta censurata.
Non solo, il furore iconoclasta che sta animando la nuova Amministrazione Trump, ha disposto un analogo provvedimento di eliminazione anche per le circa ventiseimila immagini riferite a soldati caduti in guerra, i quali avevano avuto il solo impresentabile handicap di portare lo stesso cognome – considerato assai poco virile – della signora Enola: cognome che tra l’altro, visti i numeri dei morti in battaglia, sembrerebbe anche risultare piuttosto diffuso in tutti gli States…Insomma, pare davvero incredibile, ma a Washington si sono rapidamente create le condizioni per consentire a gruppi di novelli Savonarola di discriminare qualcuno soltanto perché il suo cognome può, in qualche modo, creare un elemento di confusione rispetto agli eccessi ultimamente introdotti, nella società statunitense, dalla cosiddetta cultura di sinistra “woke”.
Ed è, infatti, molto probabile che a condurre Donald Trump alla Casa Bianca abbia pure contribuito un moto di esasperato rigetto nei confronti di una dittatura del politicamente corretto che anche noi ben difficilmente rimpiangeremo…Tuttavia, il voler adesso demolire ogni singolo aspetto di quella politica dell’era obamiana che solitamente viene definita dall’acronimo “DEI” (e cioè, diversità, equità e inclusione), usando contro di essa la medesima intolleranza con la quale furono, ad esempio, distrutte le statue di Cristoforo Colombo oppure censurati i film di Disney, costituisce una svolta che non può che allarmarci seriamente. Si direbbe, infatti, che il Paese più potente del mondo stia realmente perdendo ogni senso della misura e – perché no – anche del ridicolo. E voi, amici ascoltatori, cosa ne pensate? Esiste concretamente il rischio, per la società americana, di andare incontro ad un inquietante periodo di sbandamento ideologico, in grado di allontanarla definitivamente dai suoi valori più tradizionali e di renderla, in tal modo, praticamente irriconoscibile?
Credits Foto: PICRYL
10 Marzo 2025
Scritto da: Redazione
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