L'opinione

Il fucile e la fotocamera

today26 Maggio 2025

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A cura di Ferruccio Bovio

In queste ore, tutte le associazioni animaliste stanno lanciando i loro più accorati allarmi a proposito di quelli che sembrano essere i contenuti del prossimo disegno di legge sulla caccia, messo a punto dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Uno degli aspetti della nuova normativa che dovrebbero turbare maggiormente – o almeno vogliamo sperarlo – la sensibilità della gente è quello che riguarda la legalizzazione dei richiami vivi: una ignobile usanza medievale che consiste nel rinchiudere in una gabbia un volatile, dopo averlo crudelmente accecato, in modo tale da far sì che il suo lamento disperato attiri sul luogo altri esemplari sui quali sparare. Pare, inoltre, che il disegno di legge intenda anche estendere le aree sulle quali sarà possibile cacciare, consentendo così l’attività venatoria non più soltanto nelle campagne e nei boschi, ma anche “nei territori e nelle foreste del demanio statale, regionale e degli enti pubblici in genere”. In altre parole, la cosa significa che pure le zone finora considerate protette (come le oasi naturalistiche, i sentieri escursionistici e persino le spiagge), diventerebbero terreno di caccia. Di conseguenza, a rischiare la pelle non sarebbero più soltanto lepri e fagiani, ma anche i tanti ignari escursionisti, ciclisti o cercatori di funghi, la cui incolumità verrebbe, quindi, seriamente messa in forse dalla soppressione di una chiara divisione tra le zone antropizzate e quelle di caccia.

Eppure, risale a poco più di tre anni fa, l’integrazione dell’articolo 9 della Costituzione, in base alla quale “la legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. E ci viene da pensare che, usando genericamente l’espressione “tutela degli animali”, il legislatore non si riferisse esclusivamente ai gatti o ai cani di casa, ma intendesse, invece, adottare un’accezione molto più ampia, senza, pertanto, voler discriminare tra animali nobili ed altri di seconda categoria, in quanto selvatici…Per parte nostra, non siamo mai stati decisi oppositori dell’attività venatoria, ritenendo pienamente titolato ad esserlo soltanto chi sia coerentemente vegetariano: troppo comodo, infatti, accusare i cacciatori di essere dei “senza cuore”, quando non si rinuncia ai vantaggi di avere, comunque, un macellaio o un pescatore che fa il “lavoro sporco” per noi, che non avremmo mai il coraggio di mettere nel mirino un animale, ma che, al tempo stesso, ci guardiamo bene dal nutrirci solo di legumi e verdure…

Ciò nonostante, consideriamo la caccia come una pratica anacronistica e sanguinaria da disciplinare rigorosamente e, comunque, per nessun motivo inquadrabile in un ambito sportivo (come qualcuno pretenderebbe), poiché tra chi è armato e chi non ha altra scelta se non quella di fuggire, non potrà mai esserci una competizione credibile… Ad alcuni amici che amano addentrarsi nei boschi impugnando il fucile, abbiamo invano – più volte ed ingenuamente – proposto di sostituire la carabina con una bella macchina fotografica per “colpire” simbolicamente ogni tipo di preda. Purtroppo però, dinanzi a certi divertiti rifiuti, altro non ci è rimasto se non l’amaro constatare di come il loro presunto e tanto evocato amore per la natura, in realtà, risiedesse essenzialmente nell’uccidere. E anche voi, amici ascoltatori, siete contrari ad una maggiore liberalizzazione dell’attività venatoria?

Credits Foto: freepik

26 Maggio 2025

Scritto da: Redazione


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