L'opinione

Il passo breve dalla cattedra al pronto soccorso

today12 Marzo 2025

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A cura di Ferruccio Bovio

La vicenda del professore di musica che, nel comune di Inzago (in provincia di Milano), è stato malmenato da un allievo che lo ha aggredito – con la complicità di un amico più anziano – a due mesi di distanza da un rimprovero avvenuto in classe, non fa più neanche quasi notizia…Un po’ come succede, ormai da troppo tempo, per gli episodi di violenza di cui sono, sovente, oggetto le persone che lavorano nel settore della Sanità. Infatti, rispetto allo stupore ed all’indignazione provate quando ci capitò di leggere delle prime legnate (in un paio di casi addirittura coltellate) riservate agli insegnanti da parte di qualche studente o dei suoi genitori, dobbiamo oggi francamente riconoscere che quella che inizia a prevalere in noi è, più che altro, una rassegnata forma di assuefazione…come se, in fondo, con i venti che tirano, non ci fosse poi molto da meravigliarsi se ad ogni voto insufficiente potesse corrispondere la reazione violenta di una famiglia che si sente oltraggiata o di un ragazzo che si sente perseguitato. E meno male che, nel nostro Paese, la circolazione delle armi da fuoco è severamente controllata, altrimenti certe tragedie rischierebbero di verificarsi anche da noi e non soltanto in Paesi più orientati verso la cultura del “grilletto facile”.

Naturalmente, prima di accanirsi nei confronti di un ragazzo che a quindici anni frequenta ancora la scuola media, bisognerà anche comprendere quale sia stato il suo “vissuto” e quali le circostanze che possano, eventualmente, averlo costretto a dover attraversare una cosiddetta “infanzia difficile”. E su questi aspetti, siamo sicuri che sia le autorità scolastiche, che il Tribunale dei minori al quale il giovane è stato denunciato, svolgeranno scrupolosamente le loro approfondite indagini. Tuttavia, viene anche da chiedersi se il fatto che adesso l’insegnante di Inzago confessi apertamente tutti i suoi timori e le sue perplessità dinanzi alla prospettiva di riprendere il suo lavoro di docente, non sia anche – e, forse, soprattutto – il frutto di un incessante bombardamento di dibattiti su didattica e pedagogia che, per decenni, ci hanno lavato il cervello, garantendoci che, per la scuola italiana, si sarebbero aperti gli orizzonti di un radioso progresso che però, a quanto sembra, tarda invece ad arrivare sia sul versante della formazione culturale, che di quella umana. Siete d’accordo anche voi, amici ascoltatori?

Credits Foto: Freepik

12 Marzo 2025

Scritto da: Redazione

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