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A cura di Ferruccio Bovio
Il dibattito politico interno è, al momento, in buona misura focalizzato sull’eventualità di concedere o meno un terzo mandato elettivo consecutivo ai presidenti di regione che ne abbiamo già portati a termine due. A favore di una tale estensione, si argomenta che, innanzitutto, si tratta di una soluzione profondamente democratica, dal momento che altro non farebbe se non ampliare, per i cittadini, la possibilità di farsi governare da chi meglio credono e per tutto il tempo che vogliono. Inoltre, se la volontà popolare rappresenta l’architrave della democrazia, che senso può avere il porre dei limiti temporali all’esercizio di una carica elettiva, compromettendo in tal modo – almeno in parte – la libertà di opzione da parte dell’elettorato?
Tuttavia, sebbene – in teoria – questo tipo di ragionamento non sembri fare nemmeno una piega, un’attenta considerazione la meritano anche le osservazioni e le critiche che vengono avanzate da chi sostiene, invece, l’esigenza di limitare l’arco temporale dei mandati elettivi, onde evitare che, a livello locale, vengano a formarsi poteri di tipo oligarchico formalmente legittimi, ma poi sostanzialmente autoreferenziali e, quindi, sottratti ad ogni forma di effettivo controllo politico e amministrativo.
Di conseguenza, il divieto di un terzo mandato non sarebbe affatto un impedimento anti democratico, ma rappresenterebbe, al contrario, una misura opportunamente concepita proprio per favorire un sano e periodico ricambio ai vertici delle Istituzioni regionali. E a ben vedere, è innegabile che, oggi, i presidenti di regione dispongano davvero di poteri assai rilevanti: ecco perchè il tetto dei dieci anni di presidenza regionale può anche, ragionevolmente, apparire come uno strumento necessario se si vogliono facilitare le alternanze politiche e, comunque, contrastare, il pericolo che, a livello territoriale, nascano dei veri e propri centri di contro potere, eccessivamente autonomi rispetto a quelli centrali.
D’altra parte – almeno se a prevalere fosse un banalissimo buon senso – una soluzione al problema in grado attenuare i toni incandescenti che vengono usati in questi giorni, sembrerebbe già direttamente fornirla la legge quadro dello Stato n. 165 del 2 luglio 2004, che, non a caso, parla di “non immediata rieleggibilità allo scadere del secondo mandato consecutivo del Presidente della Giunta regionale”, lasciando, quindi, spazio alla ripresentazione di nuove candidature, una volta saltata, pazientemente, una tornata elettorale. E voi, amici ascoltatori, come la pensate? Siete, ad esempio, d’accordo con la scelta del Governo di impugnare, dinanzi alla Consulta, la legge della Regione Campania che autorizza l’attuale governatore, Vincenzo De Luca, a correre ancora per il suo il terzo mandato?
Credits Foto: Agenzia Fotogramma
14 Gennaio 2025
Scritto da: Redazione
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