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A cura di Ferruccio Bovio
Il Governo – come è noto – ha messo in cantiere un programma legislativo che punta a rivalutare l’eventuale contributo del nucleare alla composizione del mix energetico che accompagnerà il nostro Paese nel prossimo futuro. Certo, nessuno pensa più alle grandi centrali costruite nella seconda metà del Novecento, tuttavia (come, ultimamente, ha più volte ripetuto il ministro Gilberto Pichetto Fratin), dinanzi alla prospettiva di dover raddoppiare, da qui al 2045, i nostri consumi nazionali di energia elettrica – portandoli all’impressionante livello di 600 miliardi di kilowatt – appare ben poco credibile che qualcuno riesca a farlo, senza coinvolgere anche quel nucleare che però, in Italia, risulta tutt’ora definitivamente archiviato dalla consultazione referendaria del 1987.
Per la verità, il disegno di legge proposto in materia di nucleare (e che il Consiglio dei ministri ha approvato il 28 febbraio scorso), non è una stravagante fantasia di Palazzo Chigi, ma si inserisce, invece, in un contesto normativo europeo che va nella direzione di integrare il nucleare alle altre fonti di energia. Inoltre, secondo autorevoli ricerche, potrebbe pure attivare un mercato complessivo di circa 46 miliardi di euro per la filiera industriale italiana, andando così a creare 117mila nuovi posti di lavoro. Tutto, dunque, molto interessante e stimolante, anche se – obietta chi si oppone alla strategia dell’Esecutivo – il discorso sul nucleare è già stato chiuso, una volta per tutte, dal voto degli Italiani nei due referendum che si sono tenuti rispettivamente nel 1981 e nel 1987. E se, sul piano formale, questo tipo di ragionamento non sembra, effettivamente, fare nemmeno una piega… a noi pare, comunque, che su un tema come quello del nucleare – così soggetto all’evolversi della ricerca scientifica e tecnologica – un voto espresso quasi quarant’anni fa possa davvero oggi risultare un po’ troppo superato dagli eventi… e, quindi, ormai anche, sostanzialmente, inadeguato nell’indirizzare le scelte di un’Italia che non è più quella di Andreotti e di “Canzonissima”, ma è quella di Meloni e di “X Factor”… Il mondo si è forse fermato ai tempi in cui non sapevamo neanche cosa fosse una e mail? Per caso, è rimasto quello in cui, dinanzi ad un odierno smartphone, avremmo pensato di trovarci in presenza di un qualcosa di autenticamente magico?
Insomma, amici ascoltatori, non pensate che su questioni in continuo divenire come quelle legate ai progressi delle tecnologie, sarebbe seriamente opportuno procedere a sistematici aggiornamenti normativi?
Credits Foto: Freepik
5 Marzo 2025
Scritto da: Redazione
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