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A cura di Ferruccio Bovio
Venerdì 14 marzo, si è celebrata la Giornata Mondiale del Sonno, istituita per sottolineare l’importanza di quel riposo di qualità che, oltre a ricaricare le energie, consente anche alla mente umana di prendersi una brevissima vacanza, allontanandosi, per qualche ora, dalle preoccupazioni e dalle ansie del vivere quotidiano. Non è un caso, quindi, se il sonno è diventato oggetto di particolari attenzioni nella vita di molte persone, dando anche luogo ad innumerevoli ricerche scientifiche ed a soluzioni pragmatiche (anche tecnologiche), nel tentativo di facilitarne efficacemente l’induzione. In altre parole, la funzione esercitata dal sonno sulla salute e sul benessere fisico e mentale di un individuo è ormai, universalmente, intesa come un elemento fondamentale dello “stare bene”, esattamente come il mangiare sano o fare dell’esercizio fisico.
In Italia, un’indagine dell’IPSOS ha rivelato che quasi la metà della popolazione (e cioè, il 44%) lamenta di soffrire di disturbi del sonno. E più in dettaglio, ad avere maggiori problemi sono le donne (nella percentuale del 49%), rispetto agli uomini che segnalano difficoltà nel 38% dei casi. Soffre di insonnia circa la metà di quanti dichiarano di passare delle notti difficili, ma è piuttosto alta anche la quota (19%) di coloro che vanno soggetti ad attacchi di tachicardia, di ansia o di panico. E, tra essi, la maggioranza ne attribuisce la causa all’ansia, allo stress ed alle preoccupazioni.
Sempre dal sondaggio in questione, apprendiamo che quattro italiani su dieci guardano la televisione prima di addormentarsi, mentre uno su tre si concentra sul tablet o sullo smartphone. Solo il 14% si rilassa, invece, attraverso la lettura. Per quanto riguarda, inoltre, la quantità di ore di sonno trascorse per notte, circa il 50% degli intervistati risponde mediamente tra le 7 e le 8 ore, ma c’è poi anche un terzo che non riesce ad andare oltre le 5/6 ore.
Noi, per parte nostra, pur ribadendo, ovviamente, tutta l’importanza che riveste il sonno per la sua capacità di influenzare positivamente il nostro modo di affrontare – con un certo equilibrio – le sfide che ci attendono ogni giorno, desideriamo però segnalare anche un nuovo rischio al quale ci espone oggi la tecnologia: e cioè, quello di cadere nella cosiddetta “ortosonnia”, vale a dire in uno stato di ricerca ossessiva del sonno perfetto in cui, ricorrendo sistematicamente all’uso di app e dispositivi vari per monitorare i tempi vissuti tra le braccia di Morfeo, si finisce poi per andare incontro a stress uguali e contrari a quelli tipici dell’insonnia o degli incubi notturni…E voi, amici ascoltatori, vi riconoscete nelle categorie poco sonnacchiose riportate dall’IPSOS oppure vi basta fermarvi a contare le pecorelle per entrare nel mondo dei sogni? Giornale Radio è davvero curiosa di saperlo.
Credits Foto: Freepik
17 Marzo 2025
Scritto da: Redazione
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