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A cura di Ferruccio Bovio
Oggi, giovedì 5 giugno, si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente, istituita dalle Nazioni Unite nel 1972. E si tratta del principale appuntamento internazionale dedicato alla sensibilizzazione ambientale. Il tema di quest’anno è l’inquinamento da plastica, che, purtroppo, al momento costituisce una delle minacce più gravi per la salute globale, dopo essere stata – la plastica stessa – per oltre mezzo secolo, un vero e proprio simbolo di progresso. Solo in tempi recenti se ne è colta, infatti, tutta la sua problematicità, verificando che non si degrada facilmente e che resta nell’ambiente per decenni – a volte addirittura per secoli – accumulandosi nei mari, nei fiumi, nei suoli e non solo… Sappiamo che, quando viene dispersa nell’ambiente, si frammenta in particelle piccolissime, chiamate microplastiche o nanoplastiche, che finiscono anche nell’aria e quindi, a ben vedere, pure nei cibi di cui ci alimentiamo. Ciò nonostante però, negli ultimi 30 anni, il suo consumo è quadruplicato, spinto in larga misura dallo sviluppo dei mercati emergenti. Ed i numeri, a questo proposito, parlano chiaro e sembrano frustrare tutti i migliori propositi, visto che, in tutto il mondo, ogni anno si producano più di 400 milioni di tonnellate di plastica, delle quali solo il 15-20 per cento viene riciclato, lasciando che la parte restante finisca, invece, nelle discariche oppure si disperda nell’ambiente.
In Europa, dal punto di vista normativo, qualcosa è stato fatto, grazie alla Direttiva del 2019 riguardante i cosiddetti “SUP” (single use plastic), che altro non sono se non i prodotti in plastica monouso. Direttiva che, in Italia, è stata recepita nel 2021, con un decreto legislativo che vieta l’immissione sul mercato di determinati prodotti in plastica monouso ed impone, al tempo stesso, alcuni obblighi di riciclo, promuovendo l’uso di materiali alternativi riutilizzabili. La Giornata di oggi vuole, pertanto, esortarci a vivere cercando costantemente di agire secondo scelte consapevoli che comportino meno sprechi e maggiore rispetto per la terra. Certo, la plastica, per molte generazioni, è stata sinonimo di modernità, entrando nella quotidianità di miliardi di persone e facilitandone enormemente l’esistenza: tuttavia, il costo che questo tipo di “progresso” ha comportato si è, alla fine, rivelato del tutto insostenibile: proprio perché la moneta con cui siamo chiamati a pagarlo è quella della sopravvivenza stessa del Pianeta. Per parte nostra, non vi nascondiamo che il nostro timore è quello che, al di là di tutti quelli che possano essere migliori propositi di ciascuno di noi, un danno spaventoso sia ormai stato irrimediabilmente arrecato e sia, di conseguenza, divenuto anche irreversibile. E voi, amici ascoltatori, siete, invece, più ottimisti?
Credits Foto: Freepik
5 Giugno 2025
Scritto da: Redazione
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