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A cura di Ferruccio Bovio
Forse non tutti sanno che il cantante partenopeo, Gigi D’Alessio, occupa una posizione di rilievo nell’ambito della International Federation of the Phonografic Industry, in rappresentanza della quale, nei giorni scorsi, ha incontrato a Bruxelles sia la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, che il vice presidente della Commissione UE, Raffaele Fitto. Scopo di entrambi i colloqui era quello di fare il punto sullo stato attuale dell’industria discografica e musicale, la cui stabilità – a giudizio dell’artista napoletano – è ormai seriamente minacciata dalle sempre più frequenti incursioni messe in atto, nei suoi confronti, dall’intelligenza artificiale. Intelligenza artificiale che, se non adeguatamente regolata, rischia davvero di rivelarsi un autentico fattore penalizzante a danno di chi seriamente compone musica, andando, invece, a tutto vantaggio di chi “non sa fare nulla”. Infatti, ha spiegato D’Alessio, è terribile la sensazione di chi, dopo avere studiato musica per moltissimi anni, vede improvvisamente svanire il significato di tutto il suo lungo impegno intellettuale, dinanzi ad una tecnologia capace addirittura di clonare un determinato autore, utilizzando qualcosa che viene, comunque, sottratta dal suo patrimonio compositivo… perché, di per sé, l’intelligenza artificiale non è creativa, ma è, comunque, in grado di cancellare o di limitare pesantemente la creatività umana. Ed a questo proposito, il cantante si è spinto fino ad affermare che – a quanto gli risulta – anche nell’ultimo Festival di Sanremo era presente qualche brano realizzato con l’intelligenza artificiale. Un’ipotesi, questa, che, se approfondita, potrebbe dare origine ad un caso abbastanza clamoroso.
D’Alessio ha pertanto sottolineato, con i suoi autorevoli interlocutori, l’urgenza di un’azione efficace da parte dell’Europa a livello di regolamentazione, perché la musica – ha precisato -non è solo arte, ma è anche un’industria che “dà da mangiare a tante persone e tante famiglie. E se si comincia a far lavorare soltanto le macchine, le persone finiranno per non servire più a nulla”. Una considerazione, questa, che, per la verità, è sempre stata storicamente chiamata in causa ogni volta che, all’orizzonte, si profilava l’arrivo di una qualche innovazione tecnologica che avrebbe reso obsolete tante figure professionali e cancellato, inesorabilmente, altrettanti posti di lavoro. Anche se, col senno del poi – pur esprimendo la nostra più completa solidarietà umana nei riguardi di chi faceva il maniscalco o il postiglione – siamo oggi quasi tutti ben contenti di poter impiegare poco più di un’ora di treno per andare da Genova a Milano, rispetto alle due giornate che occorrevano quando ancora ci si spostava solamente in carrozza… Tuttavia, ci pare anche che il discorso assuma, effettivamente, una piega del tutto diversa quando si comincia a parlare di estro, di fantasia, di creatività artistica e, quindi, in definitiva di libertà dello spirito umano. Di conseguenza, almeno a nostro avviso, le innovazioni tecnologiche e digitali sebbene possano, talvolta, svolgere un’utile funzione di supporto nei confronti dell’arte (magari riportando in vita, come avvenuto di recente, le voci di John Lennon e di Gerge Harrison) non dovranno, comunque, mai collocarsi – rispetto ad essa – in una posizione di subdolo antagonismo. Qual è la vostra opinione, amici ascoltatori? Siete d’accordo con noi?
Credits Foto: Grok
6 Marzo 2025
Scritto da: Redazione
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