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A cura di Ferruccio Bovio
Proprio alla vigilia di due scadenze importanti, nelle quali il Governo – nelle persone dei ministri Nordio e Piantedosi – avrebbe dovuto riferire con precisione sugli eventi che hanno portato alla scarcerazione di un torturatore e trafficante di esseri umani, nonché ricercato dalla Corte Penale Internazionale, giunge – in maniera quasi provvidenziale per l’Esecutivo – l’intervento della Procura di Roma, il cui effetto immediato – al di là di quelle che possano essere le sue reali intenzioni – non è affatto quello di favorire i chiarimenti che l’opinione pubblica si attende di ricevere su un caso particolarmente controverso. Ma è, invece, quello di trasformare il previsto e imbarazzante dibattito sul rimpatrio di Almasri a Tripoli, nella solita e accesa polemica sulle presunte trame oscure della magistratura, sempre impegnata a delegittimare, per via giudiziaria, una certa componente della classe politica.
I temi che, da ieri, occupano le prime pagine dei giornali hanno, infatti, subito smesso di essere quelli inerenti la figura dello sgradito ospite libico o i motivi per i quali abbiamo preferito rispedirlo a casa sua senza troppo indugiare, per lasciare, invece, spazio ai dubbi, alle indiscrezioni e alle insinuazioni sui rancorosi retroscena che avrebbero ispirato l’azione della Procura di Roma nei confronti di Giorgia Meloni e del suo Governo. Se si è trattato di una risposta al vetriolo alla separazione delle carriere – come molti sono indotti a pensare – allora, lasciateci dire che viene anche dubitare della lucidità di intenti da parte di chi avrebbe davvero (e seriamente) pensato di poter fare un dispetto Palazzo Chigi, sollevandolo proprio dall’ingrato fastidio di dover riferire (sia in Parlamento, che al Copasir) su come si fosse regolato nella gestione di una “patata bollente” di tale portata…
Non a caso, l’unico risultato concreto finora ottenuto dalla Procura è stato quello di provocare la sospensione delle informative programmate di Piantedosi e Nordio che saranno, adesso, automaticamente sospese e rinviate alle calende greche: a quando cioè, di Almasri probabilmente non si ricorderà più ormai quasi nessuno. Da questo momento in poi, le norme procedurali, impongono, infatti, il silenzio in attesa che la Procura trasmetta gli atti al Tribunale dei Ministri e questo decida di ascoltare gli interessati. Se mai deciderà di farlo. In conclusione, a noi sembra che – sia pure inconsapevolmente – chi ha mosso, in questa circostanza, le sue pedine contro Giorgia Meloni, in realtà le abbia fornito un assist degno del Gianni Rivera dei tempi migliori…Lo pensate anche voi?
Credits Foto: Grok
30 Gennaio 2025
Scritto da: Redazione
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