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L'opinione
today19 Febbraio 2024
Tre studenti dell’Università Bocconi sono stati sospesi per sei mesi dal prestigioso Ateneo milanese, per avere pubblicato online alcuni commenti considerati inappropriati a proposito dei cosiddetti bagni “gender neutral”: e vale a dire, quelli che non sono riservati solo a maschi o a femmine, ma sono, invece, indistintamente accessibili a tutti.
Il provvedimento è stato giustificato in base al fatto che i tre giovani sanzionati non avrebbero rispettato il codice d’onore bocconiano, da essi sottoscritto all’atto di iscrizione alla Facoltà. Infatti, secondo la Commissione disciplinare che ha preso la decisione, si tratterebbe di messaggi e commenti riportanti pesanti allusioni sessuali e contenuti provocatori e offensivi nei confronti delle persone con disabilità. “Tali messaggi – argomenta l’Università – violano il diritto al rispetto nei confronti di tutti gli appartenenti alla comunità accademica e sono inoltre lesivi dell’immagine e della reputazione della Bocconi”. A dare il via alla controversia, è stata la segnalazione di uno studente transgender che – come ha spiegato su Instagram – ha ritenuto di dover intervenire contro commenti che “invece di esprimere un parere, deridevano e insultavano le persone transgender e quelle disabili”. E così, ai tre studenti è stata notificato il provvedimento della Commissione che, tra l’altro, verrà pure inserito nel “fascicolo personale e comunicato agli uffici interessati e alla commissione di laurea in sede di discussione della tesi. Potrà inoltre avere effetto su eventuali benefici economici accordati dall’università”. Non vogliamo certamente entrare nel merito di una vicenda di cui non conosciamo i dettagli e, quindi, ci asteniamo senz’altro dal qualificarla come una leggerezza goliardica, oppure come un esempio di intolleranza verso chi non rientra nei canoni più comuni di appartenenza sessuale. Nel complesso però, in questa vicenda, ci sembra di poter cogliere una certa nota di provincialismo proprio in quello che dovrebbe, invece, essere l’ateneo italiano più internazionale: i bagni “gender neutral” rappresentano, infatti, da diversi anni, una realtà assolutamente indiscussa in tanti altri Paesi occidentali…
Tuttavia, al di là del dibattito tutto “bocconiano” in corso tra i fruitori di toilette di tipo tradizionale e quelli che, al contrario, auspicano l’introduzione del “politicamente corretto” anche in presenza dei bisogni più impellenti, desideriamo oggi sottoporre alla vostra attenzione un altro tema di riflessione che lambisce il confine tra comportamenti pubblici e privati. In particolare, secondo voi, quello che uno studente scrive sulla sua pagina Facebok deve essere considerato pubblico (e, quindi, legato al tipo di istituto che frequenta), oppure privato? Non si tratta forse di opinioni personali che un ragazzo può esprimere un po’ come vuole, senza magari, per questo, dover rinunciare ad una borsa di studio o ad una lode sulla tesi di laurea?
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19 Febbraio 2024
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Scritto da: Giornale Radio
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