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L'opinione
today22 Febbraio 2024
Per la seconda volta, nel corso del suo mandato, il sindaco del Comune di Pontoglio ha negato la cittadinanza ad una persona di origine straniera perché questa stenta a parlare o addirittura a capire l’italiano. Alessandro Pozzi, primo cittadino della località in provincia di Brescia, non è infatti nuovo a prese di posizione piuttosto severe quando si tratta di far rispettare i requisiti che le leggi prevedono in materia di cittadinanza. Non a caso, già nell’ottobre scorso, si era opposto – adducendo le stesse motivazioni – ad una analoga richiesta presentata da un altro straniero.
In pratica, se un richiedente, nel momento in cui è tenuto a pronunciare il giuramento di fedeltà alla Repubblica ed alla Costituzione, mostra di incontrare troppe difficoltà con la nostra lingua, viene rimandato – un po’ come fosse a scuola – nella speranza che, nel giro di qualche mese, possa finalmente mettersi in regola con l’idioma di Dante e di Manzoni. “Non si tratta di razzismo – spiega il sindaco – ma di coerenza”. Nella fattispecie in questione, una donna marocchina, che pure vive da 21 anni in Italia, ha mostrato non solo di non possedere il livello minimo di conoscenza della lingua italiana, ma di non essere nemmeno in grado di comprenderla nelle sue espressioni più elementari, dato che, quando le è stato chiesto di indicare il suo nome, non è stata assolutamente in grado di rispondere… Tra l’altro, il Comune di Pontoglio offre, da tempo, corsi gratuiti di alfabetizzazione per stranieri, ai quali la signora “bocciata” non si è mai iscritta, evidenziando così – sempre secondo Alessandro Pozzi – una scarsa volontà di integrarsi nella nostra società.
Certo, è preoccupante pensare che una persona possa vivere per oltre vent’anni in Italia, senza acquisire almeno una conoscenza basilare della lingua del Paese che la ospita: ciò solleva dubbi sullo stato effettivo degli attuali livelli di inclusione e porta, probabilmente, argomenti persuasivi a favore della decisione presa dal sindaco che giustifica la sua scelta, definendola “un gesto doveroso, di rispetto verso i cittadini di origine straniera che sono diventati italiani e si sono integrati nella nostra comunità”.
In conclusione, a noi sembra che, in merito a questa vicenda, sarebbe pretestuoso parlare di razzismo. Lo pensate anche voi?
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22 Febbraio 2024
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Scritto da: Giornale Radio
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