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L'opinione
today28 Febbraio 2024
Dopo aver scoperto che la figlia dodicenne inviava immagini sessualmente provocanti di se stessa ad un ragazzo conosciuto su internet, una madre l’ha percossa violentemente, provocandole, tra l’altro, anche la rottura di un labbro. Tuttavia, il Tribunale di Roma ha ritenuto di poter prosciogliere la donna da ogni accusa, poiché in quella circostanza avrebbe agito nell’ambito del suo diritto genitoriale che l’autorizzava ad “esercitare quel potere/dovere di educazione e correzione dei figli che deve essere riconosciuto in capo a ciascun genitore”.
Pertanto – stando al parere dei giudici – nonostante le pene corporali siano ormai da tempo vietate (nonché esecrate dalla moderna psicologia), un ceffone – anche se un po’ più forte del normale – in certi casi può considerarsi al massimo un “eccesso colposo”. La pronuncia ha tenuto anche conto del fatto che si era in presenza di una donna abbandonata dal marito e che, quindi, da sola doveva provvedere al mantenimento di quattro figli , oltreché della madre ormai troppo anziana per lavorare. Di conseguenza la sentenza si è preoccupata di non “devastare ulteriormente quel contesto familiare in cui i fatti per cui si procede si sono verificati”.
Nel raccontare lo svolgimento dell’episodio, la vittima ha mostrato comprensione nei confronti della madre violenta, ammettendo che “vedere una figlia sbagliare in quelle condizioni” può far perdere il controllo dei nervi a chiunque.
Insomma, quanti di noi si sono formati attraverso metodi educativi ( o diseducativi) che, spesso e volentieri, ricorrevano alle percosse…La gravità delle conseguenze era, ogni volta, lasciata al buon senso di chi eseguiva la pena corporale sui propri figli: dal semplice scappellotto di richiamo all’ordine, alle cinghiate che lasciavano sulla pelle dei segni transitori, ma indelebili nella memoria.
E siccome pensiamo che concetti come “buon senso” o “misura equilibrata”, quando si parla di violenza, siano pericolosamente aleatori ed indefinibili, ci permettiamo di dissentire dall’idea di “autorità genitoriale” cui fa riferimento la sentenza in questione. Siamo forse in errore?
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28 Febbraio 2024
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Scritto da: Giornale Radio
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