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A cura di Ferruccio Bovio
Diciamo subito che, se dovessimo immaginare un personaggio politico impegnato in un’azione illecita, Piero Fassino è proprio uno degli ultimi che ci verrebbero in mente. A parte il fatto che del malandrino non ha proprio il cosiddetto “physique du role”, a favore del parlamentare piemontese parlano ben oltre cinquant’anni di vita pubblica, vissuti quasi tutti ai massimi livelli del potere, senza che su di lui siano mai state proiettate ombre che potessero realmente offuscarne l’immagine di uomo corretto e affidabile. Eppure, i vigilantes di un duty free dell’aeroporto di Fiumicino si dicono assolutamente convinti di averlo colto, lo scorso 15 aprile (mentre era in attesa di prendere un volo per Strasburgo), con in tasca una boccetta di profumo Chanel del valore di cento euro. Anzi, per gli addetti al controllo sui furti del Terminal in questione, non si tratterebbe neanche del primo episodio sospetto, visto che, già da qualche mese, lo consideravano una sorta di “sorvegliato speciale”. E che le loro affermazioni non siano del tutto prive di fondamento è confermato dall’avvenuta iscrizione dell’ex sindaco di Torino sul registro degli indagati, da parte della Procura di Civitavecchia, che ha esaminato il fascicolo contenente sei testimonianze, oltre al video in cui è riportato ogni movimento effettuato dal Fassino in quei, per lui, sciaguratissimi minuti.
Ovviamente, il diretto interessato nega ogni addebito, sostenendo di avere messo, momentaneamente, il profumo nella giacca perché aveva entrambe le mani occupate: una con telefono e l’altra con la valigia. E noi siamo, sinceramente, portati a credergli: ci è difficile, infatti, immaginare che un uomo che, nel corso della sua carriera, è stato anche ministro (e che, quindi, ha avuto senz’altro modo di gestire importanti somme di denaro), si riveli poi così incauto da scivolare su una buccia di banana da cento euro… come uno di quei minorenni che rubano una maglietta al centro commerciale… Tuttavia, non vi nascondiamo che siamo rimasti un tantino perplessi dinanzi alle prime dichiarazioni dell’avvocato che di Fassino ha assunto la difesa, il quale si è limitato a sottolineare come il tentato furto sia un tipo di reato per cui si procede solo con una querela di parte e come, in tal senso (almeno per il momento), non sia ancora pervenuta al suo cliente alcuna notifica. Un approccio molto cauto… che sembra quasi basarsi più sulla speranza di poter chiudere l’imbarazzante vicenda grazie ad un velo pietoso generosamente steso dal duty free, piuttosto che attraverso il pieno riconoscimento di una innocenza assoluta.
Scritto da: Giornale Radio
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