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Il governo spagnolo, guidato dal socialista Pedro Sanchez, ha annunciato di voler eliminare un premio nazionale dedicato alla corrida: una decisione che ha sollevato le inevitabili proteste da parte degli appassionati sostenitori di una – a nostro avviso – ignobile tradizione, per il mantenimento della quale, francamente, non riusciamo a trovare alcuna giustificazione plausibile. D’altra parte, come ha spiegato una nota del ministero della Cultura, “una maggioranza crescente” di Spagnoli è preoccupata per il benessere degli animali e, quindi, l’esecutivo di Madrid non ha “ritenuto opportuno mantenere un premio che ricompensa una forma di abuso di animali”. Ed era ora – aggiungiamo noi – che qualcuno cominciasse seriamente a lanciare qualche segnale di evoluzione umanitaria anche nella Terra dei più affermati “matador”.
Il premio è stato creato nel 2011 e prevede l’assegnazione di una somma di trentamila euro a chi si è distinto come migliore torero dell’anno.
La corrida però, con il suo consistente zoccolo duro di sostenitori ( e stiamo parlando del 34,7% degli Spagnoli), recita ancora una parte estremamente delicata non soltanto sulla scena culturale, ma anche su quella politica ed elettorale, contrapponendo i partiti di sinistra (in generale più “animalisti”) a quelli conservatori, per i quali la corrida è parte integrante dell’identità del Paese. Tanto è vero che il Partito Popolare – che è la principale forza politica di opposizione al governo Sanchez – ha subito ribadito la sua intenzione di ripristinare il “premio della discordia” quando tornerà al potere.
Intanto, mentre lasciamo i nipotini di Dominguin e i cuginetti di Greta a suonarsele beatamente tra di loro nelle iberiche arene, il nostro pensiero non può che andare – profondamente desolato – a tutti gli esseri viventi che, nel corso di tutta la sua storia, l’uomo ha sacrificato semplicemente per soddisfare una propria esigenza di crudele divertimento. Ogni volta che viene chiamato in causa il tema della corrida (o peggio ancora quello della fine che fanno i levrieri galgos al termine della stagione venatoria spagnola), ci è impossibile non rilevare l’imperdonabile ed inconcepibile silenzio di un’Unione Europea che magari trova il tempo per occuparsi del diametro delle vongole (che deve essere di 25 millimetri e non di 22 come si pensa in Italia), ma non lo trova, invece, per sanzionare (come davvero meriterebbe) un Paese che – in quanto a sensibilità animalista – sembra vivere ancora come se il suo tempo si fosse colpevolmente fermato ai ludi del Colosseo.
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07 Maggio 2024
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Scritto da: Giornale Radio
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