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Il Governo ha approvato un decreto che punta a ridurre del 20% le prescrizioni mediche, partendo dal presupposto che sia troppo alta la percentuale degli esami strumentali e delle visite specialistiche che i medici di base prescrivono. In sostanza, i camici bianchi, temendo di andare incontro ad eventuali problemi legali a seguito di cause intraprese dai pazienti nei loro confronti, finiscono per ricorrere, con troppa facilità, ad approfondimenti specialistici che potrebbero, invece, essere evitati. Pertanto, capita sempre più frequentemente che, in presenza di un qualche dolore fisico che, fin da subito, appare poco allarmante, il medico di base decida, comunque, di indirizzare il suo paziente verso una visita specialistica, con tutti i costi per la sanità pubblica che la cosa, ovviamente, comporta.
E qui entra in gioco il rapporto di conoscenza e di fiducia reciproca che intercorre tra il medico e chi si affida alle sue cure, poiché è molto probabile che, là dove si sia in presenza di un legame professionalmente ben consolidato tra i due, sarà più facile lasciar passare qualche giorno prima di procedere ad ulteriori esami diagnostici, mentre là dove questo legame non sussista ancora, si suppone che il medico preferirà mettere le mani avanti e non prendere, quindi, alcuna decisione personale.
Ma come si fa a stabilire a priori se una ecografia o una tac siano davvero necessarie? E se per limitare i costi di questi esami alcuni malati dovessero aggravarsi o perdere persino la loro vita chi ne risponderebbe civilmente (o penalmente) se non il medico che non ha agito tempestivamente? Il decreto sull’adeguatezza prescrittiva pare affrontare la delicata materia applicando criteri che sembrano più contabili che clinici, stabilendo, infatti, che, d’ora innanzi, i medici di base saranno oggetto di controlli e di possibili sanzioni se non rispetteranno le nuove soglie previste per le prescrizioni. E noi come potremo fidarci del fatto che ci vengano davvero assegnate delle terapie oggettivamente corrette e non condizionate, invece, dall’esigenza di non oltrepassare i confini prescrittivi imposti da una legge?
Pertanto, se le cose stanno realmente così, non vi pare che sia in corso un subdolo ridimensionamento della sanità pubblica italiana?
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24 Maggio 2024
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Scritto da: Giornale Radio
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