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A cura di Ferruccio Bovio
Sale il livello di attenzione sui 1.200 militari italiani schierati, nel Sud del Libano, per garantire la pace. Per ora, la missione del nostro numeroso contingente è destinata a proseguire, anche se il ministro della Difesa, Guido Crosetto, riconosce di vivere momenti di alta tensione: quanto è successo sabato pomeriggio – quando cioè, dodici ragazzini hanno perso la loro vita in un campetto di calcio colpito da un missile probabilmente lanciato da Hezbollah – ha indubbiamente avvicinato la possibilità di una drammatica escalation al confine tra Israele e Libano.
In queste ore, c’è senz’altro un forte impegno diplomatico americano, teso ad evitare l’ ulteriore estensione di un conflitto che già sembra divenuto interminabile nella Striscia di Gaza. Si spera a Washington di riuscire a convincere lo Stato ebraico ad adottare un atteggiamento prudenziale: un po’ sulla falsa riga di quello che assunse quando, dopo la massiccia offensiva di droni e missili provenienti dall’Iran, scelse di limitare al minimo indispensabile la portata della sua risposta militare.
Appare, comunque, difficile che Israele si spinga a bombardare centri abitati libanesi ed anche da parte del fronte sciita, guidato dall’Iran, la presa di posizione che emerge sembra essere, più che altro, quella del cane che abbaia, ma non morde…Tuttavia, la situazione resta altamente infiammabile e, pertanto, tutto può succedere da un minuto all’altro. Ecco perché Crosetto non fa mistero del fatto che, viste le acque agitate in cui sta navigando la missione di pace dell’Unifil, la tempistica di un’eventuale evacuazione dei nostri soldati da quella zona critica è stata ridotta da cinque a due giorni.
Da ormai diversi mesi, l’Italia insiste con i vertici delle Nazioni Unite, affinché si proceda ad un’analisi attenta e realistica dei risultati raggiunti dalla Missione Unifil e si ragioni anche sulla necessità di cambiare le regole di ingaggio in modo tale da consentire davvero ai 10.031 militari provenienti da 49 Paesi diversi, di far rispettare puntualmente la Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza. Risoluzione che – ricordiamo – prevede la formazione di una fascia demilitarizzata tra la Linea Blu (che è quella, lunga 120 chilometri, che divide Israele dal Libano) ed il fiume Litani: una fascia in cui la sola presenza di armi autorizzate sia, dunque, quella dell’Unifil e dell’esercito regolare libanese. Uno stato di cose che però, purtroppo non si è mai realizzato concretamente e che quindi, giunti a questo punto, sarebbe sul serio da irresponsabili ostinarsi ad ignorare. Di conseguenza, visto che il contingente italiano rischia adesso di trovarsi coinvolto – magari anche accidentalmente – negli scontri a fuoco tra le due parti avverse, il ministero della Difesa chiede che vengano urgentemente cambiate le regole di ingaggio, in maniera tale che le forze Unifil possano realmente operare in sicurezza.
Credits Foto: Agenzia Fotogramma
Scritto da: Giornale Radio
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