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A cura di Ferruccio Bovio
In Italia le cure odontoiatriche sono parzialmente escluse dai livelli essenziali di assistenza (e cioè, dai famosi LEA di cui si fa tanto parlare): ciò significa che il Servizio Sanitario Nazionale eroga soltanto alcune prestazioni e, tra l’altro, in misura molto limitata.
In pratica, nel caso degli interventi coperti dal SSN, il cittadino dovrà versare il ticket richiesto per il servizio che sarà effettuato. Ticket che però, non comprende i costi più rilevanti, come quelli degli impianti, delle protesi mobili e fisse e dei relativi materiali: tutte spese che vanno, purtroppo, a carico di chi deve risolvere i problemi della propria bocca.
Questo stato di cose ha finito per dare origine ad un fiorente mercato delle cure dentali low cost che, lo scorso anno – grazie ad una serie di offerte “tutto compreso” verso Paesi extra comunitari – è riuscito a coinvolgere addirittura 200mila Italiani, i quali hanno scelto la strada del cosiddetto “turismo dentale”, affidandosi a cliniche estere, i cui costi si presentano decisamente concorrenziali rispetto a quelli di casa nostra. Tuttavia, e qui salta fuori (dato che siamo in argomento) il “nervo scoperto”, poiché autorevoli ricerche in materia rivelano che il 70% dei pazienti che si sottopongono a cure dentali in Albania, Croazia, Romania o Turchia, sperimenta, successivamente, complicazioni, quali infezioni e ascessi. In particolare, più del 30% dei nostri connazionali, al rientro in patria, necessitano di ulteriori interventi correttivi, che, tra l’ altro, non fanno che vanificare il presunto risparmio economico sperato. Sorge, in tal modo, l’esigenza di disciplinare la materia a livello europeo, per meglio tutelare le persone che ricorrono a questo tipo di interventi odontoiatrici. Ed a questo proposito, proprio in questi giorni, il Parlamento di Strasburgo si sta occupando di fissare degli standard minimi di sicurezza anche per le cure prestate nei Paesi extra europei, informando pure i cittadini in merito ai rischi cui possono andare incontro. Va, in sostanza, assolutamente evitato che il desiderio di spendere qualcosa in meno si traduca poi in rischi per la salute ed in costi successivi ancora più elevati. Capita, infatti, secondo la Società Italiana di Paradontologia ed Implantologia, che un paziente su tre, dopo pochissimi mesi, si trovi con la bocca da rifare e con spese triplicate: e, nel 60% dei casi, si tratta di problemi gravi, come infezioni, ascessi o difficoltà a masticare, che fanno saltare protesi e impianti ed impennare, di conseguenza, i prezzi delle nuove cure.
Ben vengano, quindi, tutte le iniziative legislative –sia nazionali e sia comunitarie – che si propongano di portare un po’ di disciplina ed un po’ di chiarezza in un settore che, probabilmente, per troppo tempo è stato abbandonato a se stesso. Anche se ci viene da pensare che il vero passo fondamentale da compiere in questo senso sarebbe, essenzialmente, quello di estendere le tutele del Servizio Sanitario Nazionale anche all’odontoiatria….ma già ci sembra di sentire le obiezioni che arriverebbero dai palazzi romani circa la penuria di fondi ed i giganteschi problemi finanziari che la sanità pubblica deve, comunque, sistematicamente affrontare…Eppure, quando si parla di salute orale o di corretta masticazione, non si allude certo ad un qualcosa di futile o di edonistico, poiché sappiamo tutti molto bene che una protesi dentaria ha una natura ed una ragione di essere ben diverse da quelle di un lifting al viso…
E voi, amici ascoltatori, cosa ne pensate? Ritenete grave il fatto che le cure del dentista restino sempre ed esclusivamente a carico del cittadino?
Credits Foto: Generatore di immagini IA
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Scritto da: Giornale Radio
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