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A cura di Daniele Biacchessi
Se si dovesse applicare il principio seguito dal governo Meloni, tra i Paesi d’origine sicuri potremmo metterci anche la Germania nazista e l’Italia fascista. Così è scritto in un provvedimento del Tribunale di Bologna che rinvia alla Corte di Giustizia dell’Unione europea il nuovo decreto legge con la lista dei Paesi sicuri con cui l’esecutivo contava di sistemare ogni cosa e far ripartire i centri in Albania. Tutto parte dal caso di un cittadino del Bangladesh a cui è stata respinta la richiesta d’asilo ed è stato consegnato un ordine di espulsione. A quel punto la decisione della commissione prefettizia è stata impugnata, il cittadino straniero ha chiesto la sospensione del procedimento di espulsione al competente Tribunale di Bologna. I giudici hanno sospeso il giudizio, e rinviato alla Corte Ue il decreto emanato d’urgenza lo scorso 23 ottobre, dopo che i magistrati di Roma avevano invalidato i primi 12 trattenimenti in Albania, proprio in base all’ormai nota sentenza del 4 ottobre della stessa Corte europea.
I giudici di Bologna hanno deciso di non decidere, scaricando sulla Corte di Giustizia il compito di formulare l’ultima sentenza, ma nella sostanza concordano con i colleghi romani: “È stato ritenuto, in particolare, che la designazione non possa avvenire con l’esclusione di alcune categorie personali”. I magistrati bolognesi chiedono alla Corte Ue “se il principio del primato del diritto europeo ai sensi della consolidata giurisprudenza della Corte imponga di assumere che in caso di contrasto fra le disposizioni della Direttiva 2013/32/UE in materia di presupposti dell’atto di designazione e le disposizioni nazionali sussista sempre l’obbligo per il giudice nazionale di non applicare queste ultime.” Questa domanda legittima avvia uno scontro diretto tra Ue e governo italiano.
Credits Foto: Agenzia Fotogramma
30 Ottobre 2024
Scritto da: Giornale Radio
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