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A cura di Daniele Biacchessi
Alla fine, dopo un lungo tira e molla con la Cgil, il Governo ha ammesso che norma e aliquote Irpef era totalmente sbagliate e bisogna ora rimediare all’errore. Nella sostanza l’acconto Irpef era stato ricalcolato con le vecchie aliquote Irpef più alte. Quindi tutto da rifare. Si, ma come? L’esecutivo annuncia di voler intervenire anche in via normativa per consentire l’applicazione delle nuove aliquote del 2025. Si creerebbe un buco da 250 milioni anche se la cifra però non viene confermata dal ministero dell’Economia: il dicastero di Giorgetti sostiene che l’intervento normativo sarà realizzato in tempo utile per evitare ai contribuenti aggravi in termini di dichiarazione e di versamento delle tasse. Già così, il pasticcio tecnico-politico è fin troppo evidente anche perché un errore grossolano non è mai avvenuto nella storia della Repubblica italiana.
Tutto nasce dal decreto legislativo 216 del 30 dicembre 2023: il provvedimento che ha ridotto da quattro a tre gli scaglioni dell’Irpef riducendo l’aliquota dal 25 al 23% per i redditi tra 15 mila e 28 mila euro. E alzando le detrazioni da lavoro dipendente da 1.880 a 1.995 euro per redditi da lavoro dipendente fino a 15 mila euro. Nel decreto si prevede anche – per gli anni 2024 e 2025 – di ricalcolare le dichiarazioni dei redditi con le vecchie aliquote e detrazioni per determinare se il contribuente è in debito col fisco e quindi deve un acconto. I tecnici di Camera e Senato avevano manifestato un dubbio e chiesto al governo che ne fosse quantificato l’effetto di cassa. Poi in molti se ne sono scordati.
La denuncia della Cgil parlava di un impatto profondo, fino all’intero importo stanziato dal governo per tagliare le tasse e pari a 4,3 miliardi. Il ministero dell’Economia sin da subito aveva invece circoscritto le conseguenze ai soli lavoratori dipendenti titolari di altri redditi. Il sindacato però aveva contestato Giorgetti perché invece ritiene coinvolti pure autonomi e pensionati, anche senza altre entrate oltre a quelle di lavoro e pensione. Per la Cgil la cifra eventuale di 250 milioni non è oggettivamente credibile.
Credits Foto: Agenzia Fotogramma
26 Marzo 2025
Scritto da: Redazione
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