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A cura di Ferruccio Bovio
Secondo il ministro dello Sport, Andrea Abodi, la maglia della nazionale è un riconoscimento non solamente tecnico/calcistico, ma anche morale, dovendo riguardare anche il comportamento che i giocatori tengono al di fuori del rettangolo verde. Dice, infatti, il ministro che “portare lo scudetto dell’Italia sul petto è un onore troppo grande per dare un esempio sbagliato e pericoloso”. Pertanto, le squalifiche di circa un anno comminate (e già scontate) ai due centrocampisti azzurri, Nicolò Fagioli e Sandro Tonali – coinvolti nello scandalo delle scommesse clandestine – non bastano loro per ricostituirsi una sorta di fedina sportiva ripulita, così come non bastano neanche i percorsi psicologico – riabilitativi che i due giocatori hanno seguito negli ultimi mesi. In maniera completamente diversa si è, invece, espresso su questi casi di giustizia sportiva, il presidente dell’Assocalciatori, Umberto Calcagno, il quale ha ricordato come l’articolo 27 della Costituzione preveda la funzione rieducativa della pena. Di conseguenza – argomenta Calcagno – chi ha regolato le sue pendenze con la giustizia sportiva, deve poter rientrare a far parte del pianeta calcio a pieno titolo e senza subire discriminazioni di alcun tipo. Ed a questo proposito, chiunque conservi un minimo di memoria calcistica non potrà che ripensare alla storia di Paolo Rossi che, nel 1982, scontata una squalifica di ben tre anni (sempre per vicende legate alle scommesse sul campionato di Serie A), si rivelò poi l’artefice principale del trionfo della Nazionale di Enzo Bearzot ai Mondiali di Spagna.
E non ci pare di ricordare che, nelle piazze festanti di quell’ estate esaltante, ci fosse qualcuno che rimproverasse ai vertici federali di avere riassegnato la maglia numero 20 proprio al fenomenale Pablito…Fermo restando che un parere del ministro Abodi non equivale assolutamente ad una sentenza di condanna, possiamo, tuttavia, immaginare che le sue affermazioni siano adesso destinate a mettere in un certo imbarazzo il commissario tecnico, Luciano Spalletti, il quale ha già in precedenza riconvocato sia Fagioli, che Tonali e, probabilmente, avrebbe intenzione di ripetersi anche in vista dei prossimi impegni della sua Nazionale. Come forse vi sarà noto, la giustizia sportiva – diversamente da quella ordinaria – parte dalla presunzione di colpevolezza e può, quindi, spesso risultare scarsamente garantista: si pensi, ad esempio, al recentissimo caso Sinner…Ciò nonostante, ci pare sia, comunque, eccessivo spingersi addirittura fino al punto di concepire – come sembra volere fare il ministro – una forma di sostanziale “ergastolo azzurro”. E voi, amici ascoltatori, ritenete che chi è già caduto una volta nella rete della ludopatia, rimanga, comunque, un soggetto facilmente predisposto a subirne ancora l’insidioso richiamo? E in definitiva, accettereste con fiducia l’arrivo nella vostra squadra del cuore di un calciatore con precedenti di scorrettezza professionale?
Credits Foto: AI
17 Aprile 2025
Scritto da: Redazione
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