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A cura di Ferruccio Bovio
Secondo alcuni esperti vaticanisti, quello che si sta delineando all’orizzonte sarà un Conclave tutto italiano. Tra i nomi dei cardinali più quotati per la successione a papa Francesco, quello che – almeno in teoria – sembra oggi raccogliere il pacchetto più consistente di voti iniziali (una quarantina circa) appartiene, infatti, a Pietro Parolin, già segretario di Stato durante il pontificato bergogliano e, quindi, particolarmente indicato qualora lo Spirito Santo intendesse procedere nel cammino tracciato nei dodici anni in cui a guidare la Chiesa è stato il papa argentino. A seguire, vengono considerate degne di nota anche le candidature del cardinale bergamasco Pierbattista Pizzaballa – attualmente patriarca di Gerusalemme – e quella del porporato romano, Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, nonché presidente della Conferenza Episcopale Italiana. L’elezione al Soglio di Pietro di uno di questi tre cardinali deluderebbe, probabilmente, le aspettative della componente più conservatrice del mondo cattolico che, dalla rinuncia di Ratzinger in poi, si è sentita sempre meno rappresentata ai vertici del Vaticano.
Ecco perchè, non ci sentiamo affatto di escludere che, al termine del Conclave, la fumata bianca finisca poi per annunciare l’elezione di una figura di mediazione. Una figura cioè, in grado di evitare contrapposizioni o addirittura scismi che, per un cattolicesimo mondiale che, al momento, non attraversa certamente una delle sue fasi storicamente più felici, potrebbero risultare davvero letali.
Pertanto, sia che si verifichi il ritorno di un papa italiano, che manca dal 1978, o che prevalgano invece altre candidature, pensiamo che, nell’interesse stesso della Chiesa, la soluzione più auspicabile risieda nella scelta di un elemento moderato, che garantisca una certa capacità nel ricucire le spaccature e nel fare maggiore chiarezza su certi temi che purtroppo, secondo noi, la gestione Bergoglio ha lasciato abbastanza irrisolti. E ci riferiamo, in particolare, ad alcune grandi questioni marginalmente affrontate dal papa argentino per evitarne, forse, l’impopolarità: come ad esempio, quelle legate alla bioetica o ai rapporti con le altre religioni abramitiche.
Inoltre, più in generale, ci pare anche che – e questo a prescindere dalla personalità dei vari papi che si sono succeduti negli ultimi decenni – la Chiesa di oggi abbia assolutamente bisogno di riscoprire la centralità del sacro e degli immensi quesiti che, da sempre, interrogano l’animo umano sul senso della vita e su quello della morte. Tutti temi, questi, da troppo tempo passati in secondo piano, a vantaggio di una visione pastorale più impegnata nel sociale, che nell’educazione spirituale dei credenti. E anche voi, amici ascoltatori, avvertite una certa disattenzione, da parte della Chiesa contemporanea, nei confronti di esigenze spirituali ed esistenziali che il genere umano ha sempre percepito come quelle più profondamente radicate nella sua coscienza?
Credits Foto: Agenzia fotogramma
29 Aprile 2025
Scritto da: Redazione
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