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A cura di Ferruccio Bovio
Avremmo scommesso qualsiasi somma, nella certezza di vincere, sul fatto che immancabilmente, sulle nostre piazze, sarebbero iniziate le manifestazioni all’insegna del “giù le mani dall’Iran” o del “non si liberano le donne iraniane con le bombe”. Anche se, piaccia o non piaccia ai nostri pacifinti, purtroppo, ci sono situazioni nelle quali senza le bombe si ottiene ben poco: pensate a come sarebbe stato difficile sconfiggere Hitler utilizzando solo dei fucili a tappi o delle pistole ad acqua…E’ durata, quindi, poco, nel nostro Paese, l’indignazione per l’uccisione avvenuta tre anni fa della giovane Mahsa Amini, colpevole di non avere indossato il velo nelle forme esattamente prescritte da quella Polizia Morale che, incontrastata, opprime soprattutto le donne dal 1979. Non è, comunque, neanche mai andata oltre qualche timida e generica esortazione alla moderazione, la protesta contro le novecento condanne a morte eseguite nel 2024. Nessun sit in dinanzi all’ambasciata di Teheran e, tanto meno, nessuna bandiera bruciata, perché – si sa – quello è un trattamento riservato solamente a Stati Uniti e Israele: e cioè – tanto per usare una definizione coniata proprio dagli ayatollah – al Grande ed al Piccolo Satana… Ora però, una certa parte della nostra opinione pubblica (la solita), profondamente turbata dagli ultimi eventi, ha improvvisamente aderito al richiamo etico e umanitario di condannare Israele, accusandolo di avere lanciato un’offensiva contro quel potere fanatico e oscurantista che, da decenni, parla apertamente della necessità di cancellare l’entità sionista” dalla faccia della Terra, servendosi, magari, proprio della bomba atomica… “Non si libera un popolo con le bombe”: ammesso e – come già detto – non concesso che sia vero, dobbiamo, comunque, riconoscere che, effettivamente, nel caso iraniano, al momento non sembra ancora delinearsi all’orizzonte alcuna nuova classe dirigente pronta a prendere in mano le redini del Paese. Quello che sappiamo è che esistono eroici (anche se troppo spontanei e disorganizzati) movimenti di opposizione politica, i quali, non a caso, sono sempre stati sistematicamente e spietatamente repressi dalla violenza delle squadracce dei pasdaran. Comodo, quindi, tifare per la Repubblica islamica, quando si sa di poterlo fare senza rischiare nulla, proprio perchè ben protetti da tutta una serie di diritti politici e civili che, per nostra fortuna, ci vengono tuttora garantiti dalle nostre malefiche società occidentali…
In conclusione, vorremmo, quindi, suggerire a chi sente di appartenere al “popolo degli indignati” di soffermarsi, almeno per una volta, a pensare serenamente – e senza pregiudizi ideologici – a come sarebbe la sua vita se fosse nato sotto un regime che ha scelto i missili al posto delle medicine ed il cappio delle impiccagioni al posto del pane. Se la sua esistenza trascorresse in uno Stato che, ignorando completamente la domanda di libertà e di benessere della propria popolazione, non esitasse a servirsi della sua persona, alla stregua di un numero irrilevante o, addirittura, di uno scudo umano. Esattamente – tanto per capirci meglio – come ha sempre fatto Hamas.
Ora che la dittatura teocratica sciita sta attraversando il suo momento di massima debolezza, si stanno probabilmente ponendo le basi per porre fine ad un incubo durato 46 anni. E’ vero che quello che verrà dopo non ci è ancora dato di conoscerlo con certezza: tuttavia, siamo pure convinti del fatto che più all’inferno di come era precipitato con la tragica esperienza delle “guide supreme”, l’Iran non potrà mai più precipitare.
22 Giugno 2025
Scritto da: Giornale Radio
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