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Il caso Almasri e la decisione del Tribunale dei ministri

today10 Luglio 2025

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Caso Almasri: Meloni e ministri indagati, attesa la decisione del Tribunale sui presunti favori al generale libico ricercato dalla CPI.

Sul caso dell’arresto a Torino e della successiva liberazione e riconsegna alla Libia del criminale libico generale Osama Almasri, accusato dalla Corte penale internazionale di crimini contro l’umanità, arriva a giorni la decisione del Tribunale dei ministri. Le indagini della magistratura vedono coinvolti la premier Giorgia Meloni, il sottosegretario Alfredo Mantovano e i ministri Carlo Nordio (Giustizia) e Matteo Piantedosi (Interno) per favoreggiamento, peculato e, per il solo Guardasigilli, omissione di atti d’ufficio.

Cosa dicono le carte del Tribunale dei ministri

Intorno alle ore 14 di domenica 19 gennaio, il Capo di gabinetto di Nordio, Giusi Bartolozzi, era a conoscenza dell’arresto di Almasri, fermato dalla Digos di Torino all’alba dello stesso giorno. La conferma giunge dall’allora capo del Dipartimento degli Affari di Giustizia (DAG), Luigi Birritteri, che in una mail segnala la mancanza dell’autorizzazione al fermo del ricercato e il modo per convalidarlo ai fini del mandato della Cpi. La convalida non arriverà mai. Poco dopo, Bartolozzi risponde a Birritteri di essere già informata, raccomandando “massimo riserbo e cautela”, e l’utilizzo di Signal, una chat criptata, evitando mail e protocolli ufficiali per “non lasciare alcuna traccia”.

Caso Almasri: la fragile posizione di Nordio

I nuovi documenti rendono la posizione del ministro Guardasigilli decisamente più fragile. Il 5 febbraio davanti al Parlamento Nordio aveva detto di aver ricevuto solo una “comunicazione assolutamente informale di poche righe” il 19 gennaio e il “complesso carteggio” solo il giorno successivo, lunedì 20: alle 12:40 dal procuratore generale della Corte d’Appello di Roma e alle 13:57 dall’ambasciata italiana all’Aja. In realtà, il magistrato di collegamento presso l’ambasciata italiana in Olanda aveva inviato l’atto d’accusa della Cpi con tutti gli allegati già la domenica pomeriggio, tramite la piattaforma Prisma.

Il ruolo giuridico del Tribunale dei ministri

Il Tribunale dei ministri è l’organo giudicante competente a giudicare i reati commessi nell’esercizio delle funzioni ministeriali (art. 96 Cost. e legge 140/2003). La competenza è attribuita alla Corte d’Appello di Roma, dove il Procuratore generale svolge le funzioni di pubblico ministero specializzato nei confronti dei ministri. Il giudice per le indagini preliminari è individuato tra i magistrati della stessa Corte d’Appello, spesso scelto per la sua esperienza in materia costituzionale e di diritto amministrativo.

Il collegio del dibattimento, nel caso in cui il procedimento approdi al dibattimento, è composto da tre giudici togati e due giudici “laici”, e cioè cittadini con requisiti stabiliti dalla legge, estratti a sorte. L’iter si articola in una fase di indagini preliminari (coordinate dal Procuratore generale e dal G.I.P. del Tribunale dei ministri), quindi in un’udienza preliminare davanti al collegio, che può disporre il rinvio a giudizio, il proscioglimento o il patteggiamento; segue infine l’eventuale dibattimento, con audizione di testimoni, produzione di documenti e discussione delle parti, nel rispetto delle garanzie difensive e dei principi di trasparenza e pubblicità dell’istruttoria.

Tempistiche ordinarie e possibilità di ricorso

Le indagini preliminari presso il Tribunale dei ministri non hanno un termine fisso ma di norma si concludono entro 90–120 giorni; il G.I.P. è tenuto ad assumere un provvedimento di archiviazione o di rinvio a giudizio entro 60 giorni dalla richiesta del P.G. Se il caso approda al dibattimento, il calendario delle udienze deve essere fissato entro 180 giorni dall’udienza preliminare.

Contro le decisioni del G.I.P. (archiviazione o rinvio a giudizio) le parti possono proporre opposizione al collegio del Tribunale dei ministri entro 20 giorni; le sentenze di primo grado sono impugnabili in appello davanti alla Corte di Cassazione entro 15 giorni dalla notifica. Questi tempi, pur orientativi, rappresentano il percorso “standard”: eventuali dilazioni sono possibili per esigenze istruttorie o per richieste difensive.

Scritto da: DANIELE BIACCHESSI


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