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Trump attacca Zelensky: il più grande venditore del mondo, non un soldo per Kiev

today26 Agosto 2025

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Trump chiude a nuovi fondi per Kiev e apre al dialogo nucleare con Mosca, Zelensky rilancia sui negoziati e l’Ue parla di progressi nelle garanzie di sicurezza per l’Ucraina.

Donald Trump torna ad accusare Volodymyr Zelensky di essere stato il più grande venditore del mondo. “Ogni volta che se ne andava dalla Casa Bianca si portava via milioni di dollari”, ha detto Trump.

“Non spendiamo più alcun soldo per l’Ucraina, noi trattiamo con la Nato e non con l’Ucraina”, ha ribadito Trump, aggiungendo che non sono state discusse garanzie di sicurezza specifiche per Kiev ma che gli Usa saranno in campo per questo. Il presidente americano ha spiegato che Putin non vuole incontrare Zelensky perché non gli piace.

Trump: la Russia pronta a ridurre gli arsenali nucleari con gli Stati Uniti

Secondo Trump, le autorità russe sono disposte a ridurre gli arsenali nucleari insieme agli Stati Uniti “La Russia è disposta a farlo”, ha detto Trump ai giornalisti alla Casa Bianca. “Penso che anche la Cina sarà disposta a farlo”, ha aggiunto.

Zelensky: spingere Mosca verso veri negoziati

Il presidente ucraino Zelensky ha incontrato l’inviato Usa Keith Kellogg. “Abbiamo discusso di come possiamo influenzare i russi, costringerli a impegnarsi in veri negoziati e porre fine alla guerra. Sanzioni, dazi: tutto deve rimanere all’ordine del giorno. Siamo pronti a impegnarci in un formato di leader. Questo è il formato necessario per risolvere le questioni chiave. Ora, la stessa prontezza è necessaria da parte di Mosca”, sostiene Zelensky.

Ue: dagli Stati Uniti buoni progressi su garanzie all’Ucraina

Fonti europee vicine ai negoziati sostengono che negli ultimi dieci giorni gli Stati Uniti si sono concentrati sulla componente relativa alle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e hanno compiuto “progressi significativi”. L’Ucraina chiede che le garanzie siano “giuridicamente vincolanti”, truppe europee sul suo territorio con il sostegno degli Usa.

“La Russia e la Cina – ha sottolineato Kiev ai suoi alleati – non possono garantire la nostra sicurezza, l’esperienza dell’Osce non ha funzionato, ed è quindi necessario un meccanismo simile all’articolo 5; l’adesione all’Ue è pure elemento integrante delle garanzie di sicurezza”. Washington, a questo punto, vuole comprendere ciò che i Paesi della Coalizione sono pronti a concordare prima di assumere un impegno giuridico.

L’etichetta di Trump per Zelensky

Un fatto curioso e di particolare interesse riguarda l’uso dell’“etichetta” con cui Donald Trump definisce Volodymyr Zelensky: “il più grande venditore della storia”. Questa espressione, ripetuta con tono ironico e pungente sin dal settembre 2024, è stata coniata durante un comizio in Pennsylvania, dove Trump dichiarò: “Penso che Zelensky sia il più grande venditore della storia – ogni volta che viene nel paese, se ne va con 60 miliardi di dollari.”

L’eco sui media internazionali

Più di recente, media internazionali come Newsweek hanno riportato che Trump continua a utilizzare l’espressione “greatest salesman ever” (“il venditore più grande di sempre”), ribadendo la sua narrativa sull’enorme volume degli aiuti statunitensi all’Ucraina. L’enfasi cade, secondo la prospettiva trumpiana, sul fatto che Zelensky riesca sistematicamente a ottenere fondi e sostegno militare significativi dagli Stati Uniti, senza che ci sia un apparente ritorno politico o strategico immediato per Washington.

La frase non è mai stata pronunciata in tono positivo. Al contrario, si tratta di una critica satirica e calcolata: Trump la usa per trasformare Zelensky in un simbolo di un fenomeno politico più ampio, quello dei presunti “sprechi” o dell’inefficienza percepita nella gestione degli aiuti esteri. In questo senso, il termine “venditore” non celebra l’abilità diplomatica di Zelensky, ma suggerisce, con ironia, che ogni sua visita negli Stati Uniti si traduce automaticamente in un aumento delle risorse trasferite, come se fosse un commerciante capace di ottenere profitti in modo incessante.

Strategia retorica e populismo comunicativo

La scelta linguistica riflette una strategia retorica tipica del populismo comunicativo: rendere riconoscibile e “personificabile” un avversario o un interlocutore internazionale, semplificando la complessità politica in immagini facilmente comprensibili per il pubblico domestico.

Zelensky diventa un personaggio chiave in una narrativa più ampia, in cui Trump si presenta come l’osservatore critico, attento agli interessi americani e capace di “smascherare” le dinamiche internazionali. Uno spunto interessante per comprendere come il linguaggio politico possa trasformare eventi concreti in simboli retorici.

Scritto da: DANIELE BIACCHESSI


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