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Se ne va a 94 anni Emilio Fede

today3 Settembre 2025

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Si è spento a 94 anni lo storico giornalista e direttore del Tg4 Emilio Fede: un lungo percorso nel giornalismo televisivo, dal Tg1 a Mediaset.

Se ne va Emilio Fede. Aveva 94 anni ed era ricoverato nella residenza San Felice di Segrate. Le sue condizioni si erano aggravate nelle ultime ore, dopo una lunga malattia. Fino a ieri era ancora lucido, poi è giunto l’annuncio della figlia Sveva: “Papà ci ha lasciato”. I funerali si terranno giovedì presso la parrocchia di Milano 2. La famiglia Fede aveva chiesto riservatezza, poi però è trapelata la notizia del peggioramento delle condizioni di salute del giornalista televisivo.

Una vita dal Tg1 a Mediaset, fino al processo Ruby

La lunga carriera di Emilio Fede parte dall’inizio degli anni Sessanta quando entra in Rai come inviato speciale dall’Africa. Dopo otto anni di servizi e reportage conduce il Tg1 delle 20 dal 1976 al 1981, una testata di cui diviene direttore dal 1981 al 83).Lascia la Rai per creare il primo telegiornale privato, il TGA di Rete A. Poi entra in Fininvest, prima come direttore di Studio Aperto (il telegiornale di Italia 1), poi alla guida del Tg4 (dal 1992), rafforzando il suo legame di amicizia con Silvio Berlusconi.

Fede ha mantenuto la direzione del Tg4 per vent’anni per poi dimettersi nel marzo del 2012. Viene allontanato da Mediaset per aver ricevuto del denaro di Silvio Berlusconi da Lele Mora nel 2011 ed essendo l’ingente somma «distratta dal fallimento e divisa con Fede, ma anche trattenuta da Mora», fu condannato in primo grado nel giugno del 2017 a tre anni e mezzo per concorso in bancarotta fraudolenta. Il 7 maggio 2018 la corte d’appello riduce le pene nel processo Ruby, condannando Fede a 4 anni e 7 mesi per favoreggiamento della prostituzione, e Minetti a 2 anni e 10 mesi.

Dalle origini siciliane alla carta stampata

Nato il 24 giugno 1931 a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), Fede trascorse parte dell’infanzia a San Piero Patti e si diplomò a Roma dove si era trasferito con la famiglia dopo la Seconda guerra mondiale. Esordì nel giornalismo collaborando con testate come Il Momento – Mattino di Roma e la Gazzetta del Popolo di Torino, prima di passare alla televisione pubblica.

Negli anni Sessanta approdò in Rai come inviato speciale, realizzando reportage in oltre 40 Paesi africani durante la decolonizzazione e i primi conflitti civili. Questa esperienza segnò l’inizio della sua notorietà come cronista autorevole.

Dalla RAI a Mediaset

Dal 1976 Fede condusse il Tg1, e tra il 1981 e il 1982 ricoprì la carica di direttore della testata. È celebre la diretta di 18 ore sulla tragedia del piccolo Alfredino, divenuta simbolo della “TV del dolore”.

Licenziatosi dalla Rai nel 1987, dopo un procedimento per gioco d’azzardo che lo vide assolto, fondò TgA su Rete A. Poco dopo entrò nella Fininvest di Silvio Berlusconi, dirigendo prima Videonews e quindi Studio Aperto, il telegiornale di Italia 1 che il 16 gennaio 1991 annunciò in prima serata l’inizio dell’Operazione Desert Storm.

Emilio Fede: Vent’anni alla guida del Tg4

Nel 1992 divenne direttore del Tg4, incarico mantenuto fino al marzo 2012. Qui Fede diede al telegiornale uno stile fortemente fazioso, pro-Berlusconi e ricco di cronaca, politica e scandalo, consolidando una linea editoriale inequivocabilmente schierata. Lo stile del Tg4 suscitò critiche per la mancanza di par condicio; le “meteorine”, ragazze a cui affidò le previsioni meteo per un effetto estetico, alimentarono ulteriori polemiche.

Venne spesso parodiato da programmi satirici come Striscia la Notizia, che mettevano in ridicolo il suo tono teatrale. Negli ultimi anni apparve raramente in pubblico, spesso in condizioni provate e accompagnato dai problemi di salute. Lascia una figura controversa, un’eredità di stile e visione rado e drammaticamente irreperibile oggi: quella di un giornalismo identitario, forte, persino provocatorio – un modello di televisione che non esiste più, ma la cui mancanza si avverte ancora.

Scritto da: DANIELE BIACCHESSI


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