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Tra Russia, Ucraina, Nato ormai è guerra totale

today15 Settembre 2025

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Lo sconfinamento russo in Polonia e Romania accende lo scontro con la Nato: allarme in Europa orientale, droni in azione su più fronti e Italia chiamata a decidere il suo ruolo nella missione ‘Sentinella Est’.

Dalla notte tra il 9 e 10 settembre, con lo sconfinamento di Mosca nello spazio aereo polacco, tra Russia, Ucraina e Nato è guerra totale. I droni russi attaccano in Ucraina, e in Polonia scatta un nuovo allarme con una inevitabile reazione della Nato, mentre anche in Romania un velivolo senza pilota ha sconfinato nello spazio aereo di Bucarest innescando un’operazione di sorveglianza. Intanto le difese aeree russe intercettano e distruggono 80 droni ucraini in diverse regioni russe e sul Mar d’Azov. In particolare gli ucraini colpiscono una raffineria di petrolio nella regione di Leningrado, in Russia.

Missione “Sentinella Est”

L’operazione complessiva si chiama “Sentinella est”, cioè coprire il fianco est dell’Alleanza atlantica. Durante l’ultimo sorvolo russo, il comando operativo delle Forze armate polacche ha lanciato il massimo livello di allarme, rientrato quando il premier polacco Tusk ha riaperto l’aeroporto di Lublino e ha parlato di minaccia scongiurata. Ma poco dopo l’allarme ha coinvolto la Romania. Il ministro della Difesa Mosteanu, racconta di un drone russo che viola lo spazio aereo nazionale, di due F-16 dell’86ª Base Aerea che si alzano in volo e lo inseguono fino alla sua scomparsa nei pressi di Chilia Veche.

Il coinvolgimento dell’Italia

L’Italia è stata protagonista dell’abbattimento dei droni nella notte tra il 9 e il 10, quindi è già coinvolta nelle operazioni militari, ma non avrebbe ancora stabilito come parteciperà a Sentinella Est: le opzioni sul tavolo sono diverse, la più probabile è inviare due caccia (potrebbero essere impegnati gli F-35 e gli Eurofighter) e di allungare il tempo di permanenza del Samp-T presente già in Estonia. Nel Governo c’è maretta tra Fratelli d’Italia/Forza Italia e la Lega che vorrebbe un’operazione militare verso il sud del perimetro della Nato. La spaccatura politica è ormai pubblica.

Il “test” più che l’attacco

Una delle ipotesi che sta guadagnando credito tra analisti e autorità è che molti degli sconfinamenti di droni russi non siano incidenti né attacchi diretti “full force”, ma piuttosto probe tattici, ovvero test per sondare le difese della NATO e dei Paesi al confine. Il generale Leonardo Tricarico suggerisce che l’entrata nello spazio aereo polacco di decine di droni — molti dei quali riconosciuti come “Gerbera”, versioni economiche e semplificate di droni-camere o kamikaze — non sia casuale.

Infatti, molti di questi droni sono stati recuperati senza carico esplosivo, definiti “esca” (“decoy”), il che suggerisce che l’obiettivo non fosse danneggiare infrastrutture ma osservare reazioni: tempi di reazione delle difese aeree, capacità radar, mobilitazione dei caccia, coordinamento tra nazioni alleate.

Gerbera e l’arte della distrazione

I modelli usati, come i “Gerbera”, sono particolarmente adatti per questa funzione di distrazione e/o sondaggio. Sono versioni cinesi più semplificate degli Shahed-136 iraniani, economiche, relativamente facili da produrre in numero e da perdere senza eccessivo costo.
Un drone “Gerbera” può essere impiegato non solo come arma (se armato), ma anche come esca, per attirare l’attenzione, costringere le difese avversarie a consumare risorse (munizioni, caccia, radar) e allo stesso tempo raccogliere informazioni utili su come, quando e dove le difese operative reagiscono.

Le interazioni fra normativa, tattica e percezione

Un altro lato curioso è come queste provocazioni/drone-sondaggi producano non solo risposte militari, ma anche politiche e mediatiche molto importanti. L’effetto è duplice:

  1. Pressione politica: Stati come Polonia e Romania chiedono chiarimenti, aumentano il livello di allarme, richiamano l’attenzione dell’UE e della NATO. Anche il premier polacco ha parlato di minaccia contro la sovranità.

  2. Percezione pubblica: i cittadini percepiscono, in questi sconfinamenti, che la guerra è “vicina”, che l’Europa orientale è già parte del fronte; questo può aumentare sostegno per le spese militari, per una maggiore presenza NATO, e ridurre le esitazioni politiche sull’invio o l’impiego di forze.

Nemmeno da ultimo, c’è la questione della normativa del diritto internazionale: sconfinamenti — anche non intenzionali — nello spazio aereo di Paesi terzi, sia membri NATO che no, possono essere considerati violazioni della sovranità, con possibili conseguenze diplomatiche. Romania, per esempio, porterà l’episodio alle Nazioni Unite.

Scritto da: DANIELE BIACCHESSI

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