Volantini antifemministi nelle città lombarde

A cura di Agnese Pezzati

Il femminismo nuoce gravemente alla salute. Il femminismo è un’ideologia malata.

Queste sono solo alcune delle frasi che si leggono sui volantini comparsi negli ultimi giorni in numerose città lombarde – da Milano a Monza, da Bergamo a Pavia, e in diverse località del comasco. Appesi alle vetrine dei negozi, alle pensiline dell’autobus, ma anche fuori dalle sedi dell’ANPI e del PD.

La firma è di Evita Peròn in Rete, associazione di estrema destra nata a Faenza nel 2006 come “costola femminile” di Forza Nuova, confluita poi nel 2021 nel movimento Rete dei Patrioti.

Un ente non nuovo ad iniziative di questo tipo: negli ultimi anni, infatti, ha organizzato campi estivi per bambini, durante i quali vengono insegnati i “valori tradizionali” e impartiti messaggi contro l’immigrazione. Il tutto, con il contributo attivo di esponenti e attivisti come Selene Ticchi, che, per chi non a ricordasse, è salita agli onori della cronaca per la sua presenza a Predappio nel 2018 con indosso la maglietta che ha fatto il giro del web con la scritta “Auschwitzland”.

Da una parte, un’esaltazione del patriarcato, che consentirebbe di avere famiglie sane, donne rispettate e protette e il padre con un ruolo guida e di esempio.

Dall’altra, un dichiarato intento di boicottare il movimento femminista, descritto come causa di una società che impone “modelli di uomini senza forza e vigore, incerti ed effemminati”, e che contemporaneamente trasforma la donna in un “mero oggetto di consumo”.

Le reazioni a questi volantini sono state prevalentemente di sconcerto e indignazione, considerandoli come un inno alla violenza e all’intolleranza, soprattutto al concludersi di un anno, il 2023, in cui i femminicidi sono stati più di un centinaio.

12 Gennaio 2024