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today23 Settembre 2025
Dall’adesione di massa agli scioperi e cortei in tutta Italia agli scontri di Milano: solidarietà, tensioni e reazioni politiche.
Con lo slogan “Blocchiamo tutto”, l’Italia è scesa in piazza per lo sciopero generale indetto dalle sigle sindacali di base, in segno di solidarietà con la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza e a sostegno della Global Sumud Flotilla. Presidi in tutto il Paese: da Trieste alla Sicilia. Cortei con centinaia di migliaia di persone a Roma, Napoli, Trieste, Pescara, Genova, Cosenza, Pisa. A Bologna e Milano, ci sono stati scontri con la polizia. Si sono fermati anche trasporti locali, fabbriche, scuole e università.
Scene di vera e propria guerriglia urbana alla Stazione centrale a Milano durante il corteo per Gaza. Un gruppo di giovani vestiti di nero ha cercato di entrare nella fermata della metropolitana ed è venuto a contatto con la Polizia. L’ingresso della stazione è stato devastato. I treni per oltre un’ora hanno saltato la fermata Centrale.
Tra le forze dell’ordine ci sono una sessantina di feriti, di cui 23 portati in ospedale. Tra i manifestanti, otto persone sono state accompagnate in questura per accertamenti: saranno visionati filmati girati durante i disordini per valutare eventuali responsabilità. Il personale sanitario del 118 ha soccorso dodici persone nel corteo.
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni condanna le violenze di Milano. “Indegne le immagini che arrivano da Milano: sedicenti “pro-pal”, sedicenti “antifa”, sedicenti “pacifisti” che devastano la stazione e generano scontri con le forze dell’ordine. Violenze e distruzioni che nulla hanno a che vedere con la solidarietà e che non cambieranno di una virgola la vita delle persone a Gaza, ma avranno conseguenze concrete per i cittadini italiani, che finiranno per subire e pagare i danni provocati da questi teppisti”, scrive Meloni.
“Meloni chiede a tutte le forze politiche di condannare i fatti di Milano. Non ho difficoltà a condannare la devastazione della stazione e il ferimento di 60 agenti”, dice la segretaria Dem Elly Schlein. Sui disordini a Milano è intervenuto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. “La causa dei conflitti bellici che ci sono per il mondo, russo-ucraino e israelo-palestinese soprattutto, è talmente nobile che non va sprecata e sporcata dalle azioni di pochi ma in numero importante facinorosi”, afferma Piantedosi. “Il vandalismo, causato da frange violente, non trova giustificazione e certamente non aiuta la causa di Gaza”, dice il sindaco di Milano Giuseppe Sala.
Uno degli aspetti più controversi durante scioperi generali e mobilitazioni di massa è l’equilibrio tra il diritto di sciopero, sancito dalla Costituzione italiana, e il disagio che queste agitazioni creano ai cittadini, soprattutto a chi non partecipa direttamente. Secondo la relazione annuale della Commissione di garanzia sugli scioperi, nel 2024 si sono registrate 1.080 astensioni collettive dal lavoro tra scioperi locali e nazionali, un numero leggermente inferiore all’anno precedente ma comunque elevato.
Molti scioperi si concentrano nel settore dei trasporti e dei servizi pubblici essenziali, che hanno un impatto diretto su chi si serve della mobilità, sull’accesso a scuola, ai servizi sanitari, ecc. Questo crea un conflitto: da un lato, le persone che scioperano rivendicano diritti sindacali e spesso rispondono a condizioni di disagio nel lavoro; dall’altro, c’è chi subisce ritardi, difficoltà negli spostamenti, blocchi nei collegamenti, e talvolta anche rischi se servizi sanitari o d’emergenza sono coinvolti.
Un altro tema curioso è come, nonostante la frequenza degli scioperi generali sia aumentata (17 nel 2024, contro gli 11 del 2023). L’adesione effettiva non sia proporzionalmente cresciuta e spesso risulti bassa. Ciò significa che molte persone scioperano solo in certi settori, in certe città, oppure solo per certe ore, rendendo l’impatto diffuso ma non uniforme.
Questa discrepanza crea anche una tensione nella percezione collettiva: per alcuni, gli scioperi appaiono come atti potenti di protesta e solidarietà; per altri, come azioni che producono più caos che risultati concreti. La stampa e i media spesso evidenziano gli effetti negativi per i cittadini — ritardi, disagi — mentre meno spesso si focalizzano sui motivi strutturali che portano a queste proteste, come la difficoltà a rinnovare contratti, l’instabilità contrattuale, il lavoro nei subappalti, o la disillusione verso interlocutori politici che sembrano non dar seguito alle richieste.
Scritto da: Daniele Biacchessi
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