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Bloccata da Israele a poche miglia da Gaza la missione umanitaria: attivisti fermati e italiani espulsi, falliti i tentativi di mediazione internazionale.
Il viaggio della Global Sumud Flotilla termina a poche miglia dalla costa di Gaza, in quella che doveva essere la destinazione finale della missione umanitaria internazionale a sostegno del popolo palestinese. I membri degli equipaggi delle imbarcazioni sono fermati, identificati, trasferiti a bordo delle navi della Marina israeliana e poi mandati nel porto di Ashdod, dove il ministeri degli Esteri e della Difesa promettono di attivarsi per far rientrare i nostri connazionali.
In particolare il ministro Antonio Tajani ha rivelato che gli italiani portati in Israele saranno espulsi. Le ultime ore del viaggio della Flotilla sono state drammatiche. Le imbarcazioni sono state circondate. L’esercito israeliano ha trasmesso telefonicamente alla Flotilla la comunicazione che si stavano dirigendo in una zona di guerra e hanno imposto il blocco navale. “Noi diciamo che stiamo per entrare in una zona in cui vengono commessi crimini di guerra”, hanno risposto gli attivisti.
Sono falliti tutti i tentativi di mediazione tra Israele e la Flotilla. Dall’appello del Capo dello Stato Sergio Mattarella rimasto inascoltato al lavoro instancabile di Monsignor Matteo Zuppi della Cei, alla disponibilità di padre Gabriel Romanelli, del cardinale patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa, del patriarca ortodosso Teofilo III e i responsabili cattolici e ortodossi, fino al monito di Leone XIV.
Il Governo italiano ha messo in mare la fregata della Marina militare che ha seguito la Flotilla non oltre alle 150 miglia da Gaza, poi se ne è tornata indietro, segnando una delle più brutte pagine della storia della navigazione italiana. La premier Giorgia Meloni ha attaccato la missione accusandola di ostacolare il sedicente piano di Trump su Gaza. Tutto è avvenuto secondo la realpolitik che conferma l’Italia un paese a sovranità limitata e controllata.
Un elemento che spesso passa sotto traccia, ma che è centrale nella Global Sumud Flotilla, è la scelta del termine sumud (arabo صمود). Non è solo un nome evocativo: è un concetto ricco di storia, simbologia, resilienza.
Sumud letteralmente significa “tenacia”, “resistenza”, “resilienza”. Ma queste traduzioni, pur corrette, non ne catturano del tutto la forza culturale. In Palestina, sumud è da decenni molto più di un vocabolo: è una modalità di essere, una strategia esistenziale che va oltre la protesta, oltre la vittoria militare o politica. È il fermarsi, il restare radicati nella propria terra nonostante le pressioni, le privazioni, le crisi.
Uno dei simboli più suggestivi associati a sumud è l’ulivo. L’ulivo resiste: cresce in territori difficili, sopporta siccità, vento, terreni poveri. La sua longevità, la sua capacità di radicarsi profondamente, fanno sì che diventi immagine perfetta per descrivere ciò che sumud incarna nella cultura palestinese: continuare a vivere, nonostante tutto, nel luogo in cui si è nati, contro ogni espulsione, contro ogni tentativo di cancellazione.
Quando la parola sumud diventa parte del nome di una missione internazionale — “Global Sumud Flotilla” — accade qualcosa di particolare: la missione assume non solo un obiettivo concreto (aiuto umanitario, rottura del blocco), ma diventa portatrice di una memoria, una narrazione che richiama tutte le storie di chi non è fuggito, di chi è rimasto nonostante le bombe, di chi ha costruito la propria vita eccedendo la semplice sopravvivenza. È un messaggio che parla non solo ai cuori, ma alla radice dell’identità, della dignità.
Un’ultima curiosità: tradurre sumud è complicato. Le lingue neolatine (incluso l’italiano) hanno concetti affini — resistenza, resilienza, fermezza — ma nessuno di questi racchiude tutte le sfumature di sumud. Nel dibattito pubblico alcuni dicono che sumud include un senso di comunità, un’appartenenza alla terra, una scelta, non solo un’imposizione esterna. È una resistenza che non è solo reagire, ma restare, essere presenti.
Scritto da: Daniele Biacchessi
"L'Attimo Fuggente”, dal lunedì al venerdì dalle 07.00 alle 09.00 e sabato dalle 08.00 alle 10.00, dove la vita italiana verrà analizzata, messa in discussione e a volte apprezzata con le interviste spigolose di Luca Telese e Giuliano Guida Bardi a tutti gli interpreti della vita politica e sociale di tutti i giorni.
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